Acireale / Frane a Santa Maria la scala: dov’è la politica?

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Dovrebbero fare notizia, le innumerevoli frane che stanno sfregiando uno dei più bei borghi marinari d’Italia. E in effetti notizia fanno, soprattutto tra “gli scaloti” che abitano la nota frazione acese di Santa Maria la scala, o almeno quelli che vi restano, date le condizioni di sicurezza sempre meno accertabili. Fanno notizia tra gli amanti dell’ambiente, del mare, delle passeggiate e dei paesaggi della macchia mediterranea: ma forse, non fanno notizia per la politica. Santa Maria la scala non fa notizia per la politica locale e i cercatori di voti noti a questi territori, che appaiono sempre in cerca di consenso in prossimità delle elezioni, ma scompaiono poi per mesi ed anni: indifferenti, incapaci o, forse, solo disinteressati? Santa Maria la scala non fa notizia per la politica regionale che, tra un pronunciamento e l’altro, sembra non prendere a cuore il problema, che riguarda una vera e propria perla del nord-est catanese.

La nuova frana ad Acireale

A seguito della nuova frana verificatesi in via Tocco, nella frazione di Santa Maria La Scala lunedì scorso, sappiamo essersi tenuta nel finesettimana una riunione del Comitato civico per Santa Maria La Scala, presieduto dal parroco della frazione don Francesco Mazzoli, uno dei pochi veri difensori del territorio, tanto dinamico quanto poco ascoltato dalle istituzioni. Sappiamo anche di numerosi partecipanti, esausti e sfiduciati per l’ennesimo evento franoso, che chiedono ancora una volta l’intervento delle istituzioni locali e regionali, per avviare la messa in sicurezza della parete rocciosa soprastante.

La voci ignorate degli acesi

Residenti e quanti visitano il borgo lamentano la ormai proverbiale assenza di azioni preventive per il consolidamento del versante, che va dall’area della scuola elementare al mulino, aree in cui si tende ad intervenire superficialmente “rattoppando”, solitamente dopo una conseguenza di dissesto dopo piogge, e mai prima per prevenirlo. La richiesta è ancora una volta, nei confronti degli enti preposti, di avviare una progettazione funzionale al finanziamento degli interventi di consolidamento, messa in sicurezza ed attenuazione del rischio idrogeologico.

La frazione flagellata di Santa Maria la scala

Da anni la frazione è colpita da fenomeni franosi, legati alla totale assenza di manutenzione da parte dell’ente gestore forestale e dai continui apporti idrici derivanti dalle infrastrutture viarie soprastanti, legate all’urbanizzazione incontrollata della città di Acireale. Un costruzione a tratti scriteriata, che ha visto aumentare progressivamente le superfici impermeabili, scaricando le acque di pioggia sulla Timpa. Residenti della frazione confermano come il comitato si sia impegnato a manifestare al Sindaco il disagio per la nuova ordinanza di sgombero, che ha investito numerose famiglie, tra cui un’anziana novantenne.

L’impegno della Protezione Civile Regionale

Mentre nella frazione di Santa Tecla è stato avviato dalla Protezione civile un intervento di consolidamento per un importo di 1.300.000€ circa, per una frana del 2015 che ha interessato solo campagne, a Santa Maria La Scala, in cui vivono decine di famiglie, gli interventi sono stati limitati poco funzionali. Il rischio è che l’incuria e l’abbandono in cui versa da decenni la Timpa, per un problema strutturale che dunque non si palesa certo ora, priva di un piano di gestione e di qualunque minima azione programmatica, possano determinare l’aggravarsi del dissesto idrogeologico che insidia il costone, determinando il progressivo spopolamento della frazione degli scaloti.

Il dissesto idrogeologico vuole competenze e prevenzione

Ognuno faccia le sue opportune considerazioni ma, nei fatti, risulta semplicemente vergognoso lasciare un borgo marinaro, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del Comune di Acireale, in questa condizione di pericolo costante per residenti, villeggianti e visitatori. E’ ancora più grave se, oltre ad incompetenza ed incuria di chi dovrebbe occuparsene, vengono continuamente distratte somme destinate al dissesto idrogeologico per destinarle ad altro, solo perché non si possiedono evidentemente capacità o volontà di predisporre un progetto da presentare alla struttura commissariale regionale costituita ad hoc.

Dov’è la politica?

Da una parte piogge abbondanti e cambiamento climatico rendono il compito urgente e complesso; dall’altra, al contempo, la mancata cura dei terrazzamenti privati per l’abbandono delle coltivazioni accresce il rischio dei crolli, ormai sempre più frequenti. Prima che la Timpa crolli pressoché del tutto, gli “onorevoli” dove sono? I noti cercatori di voti, per “cambiare” questo o quell’altro, dove sono? La politica regionale e locale ha idea di cosa significhino il mare e il suo indotto costiero, in termini di balneazione, turismo ed ecosostenibilità? Se sì, cosa intende fare, ora? Restano domande aperte a cui chi di dovere, evitando la tragicomica scusa del “non è compito mio” che ormai fa solo ridere chi non piange per disagio diretto (e sono in tanti) ha il dovere di rispondere. Non chiudendo l’area ulteriormente per incapacità. Non chiedendo ulteriori voti o ulteriore fiducia, ma per salvare almeno la faccia e “restituire” anni e anni di consensi e fiducia traditi, preparandosi a intervenire tempestivamente per lo studio e la progettazione di un intervento risolutivo, in sinergia con gli altri enti competenti.
Mario Agostino
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