Acireale / Il ricordo del Presidente Rino Nicolosi

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Rino Nicolosi presidente Acireale

Rino Nicolosi, originario di Acireale, è stato Presidente di Regione dal 1985 al 1991. Uomo lungimirante dagli ambiziosi propositi, ha incarnato il dramma machiavellico del conflitto tra politica e morale. Lo sfondo della sua storia è la Sicilia degli anni ’80, alle prese con la mafia, degrado e missili libici. La sua carriera si interrompe bruscamente con lo scoppio di Tangentopoli, il cui scandalo lo porterà alla morte prematura.

Acireale / Presidente Rino Nicolosi: Un uomo, due patrie

Due sono le patrie di Rino Nicolosi: la Sicilia, l’isola in cui è nato e per cui si è battuto, e l’Italia. È convinto della necessità che la Sicilia debba essere pienamente integrata col resto del Paese. Le aree forti della comunità nazionale devono fare da traino nei confronti delle regioni meridionali, in modo da appianare il divario esistente. Nicolosi infatti conosce bene il Nord Italia (specialmente la Lombardia) e intuisce, in anticipo rispetto ai tempi, il rischio che queste zone possano “stancarsi della politica” e avanzare pretese separazioniste, prevedendo quindi l’avvento della Lega.

Lontano da vittimismi tipici dell’isola, Nicolosi guarda in faccia la realtà: nessuno investe in Sicilia perché non conviene. Le oltre 900 proposte di legge approvate nel corso della sua presidenza sono volte a migliorare il contesto siciliano. Il suo progetto è quello di creare una Sicilia consapevole delle proprie ricchezze e delle proprie potenzialità, pronta ad interloquire con le aree forti del paese. Non accetta che il proprio territorio sia una mera area di saccheggio e appropriazione indiscriminata di risorse.

L’incontro con GheddafiGheddafi

Considera la Sicilia un vero e proprio ponte strategico sul Mediterraneo. Riconosce l’importanza di instaurare un dialogo sano con i paesi del Maghreb. La molla che fa scattare il suo intervento è il lancio di un missile libico sulle coste siciliane nel 1986. Sono anni di fortissime tensioni internazionali tra le potenze NATO e la Libia di Gheddafi. Nonostante la gravità della situazione, Rino e Turi Lombardo decidono di fare un primo passo verso la pace e si recano in Libia. Il viaggio si tiene in gran segreto: neanche le mogli sono a conoscenza della loro destinazione. Dopo essere arrivati nella capitale, i due vengono trasportati nel bel mezzo del deserto.

In mezzo al deserto libico

Appena scesi la temperatura è rovente: 50 gradi. Nicolosi e Lombardo vengono portati in una tenda, al suo interno il generale Muhammar’ Gheddafi in persona li riceve. L’atmosfera è tesa, gli accompagnatori si affrettano a precisare l’eccezionalità dell’evento: in Libia, infatti, si usava far arrivare prima gli ospiti e poi il generale, mai il contrario. Ma i politici siciliani sono le prime figure di spicco che vengono in visita dopo l’attacco militare americano. Terminate le formalità, i tre iniziano a dialogare sulle effettive possibilità di sviluppo e cooperazione tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Alla fine dell’incontro, sciolta tutta la tensione accumulata, Lombardo dice scherzosamente a Nicolosi: “Rino, vasàmuni ca un ci fu niente”. Gli interpreti, che “traducevano anche i loro respiri” comunicano questa frase. Fra lo stupore generale, Gheddafi si alza e va ad abbracciarli e baciarli entrambi. Questo è stato solo uno dei viaggi del Nicolosi, che tra l’altro, in quegli anni diventa un caro amico dell’ambasciatore libico Gaddur.

Acireale / Gli attacchi dei media al Presidente Rino Nicolosi

Nonostante fosse riuscito nel difficile compito di riportare a casa (sullo stesso aereo) i pescatori acesi tenuti in ostaggio dal dittatore, il viaggio suscita scalpore. Al suo ritorno in patria, il Presidente di Regione fu aspramente criticato e si gridò allo scandalo. Nicolosi si vede costretto ad affrontare gli attacchi in una conferenza stampa. Qui, chiarisce le sue posizioni, ribadendo gli ottimi risultati ottenuti dall’incontro.

Rispetto dei ruoli e delle istituzioni

Una delle parole che ricorre nei discorsi di coloro che hanno conosciuto Nicolosi è: “rispetto”. Rispetto per le istituzioni, ma anche rispetto per i ruoli. Il giornalista Ottaviano, in una conferenza di qualche anno fa, ricorda che la stessa notte in cui fu eletto Presidente di Regione andò personalmente a salutare tutti i direttori dei più grandi giornali e delle televisioni catanesi. Non solo, si batte per non trasferire a Roma le decisioni sugli appalti siciliani. Diceva: “dobbiamo assumerci la responsabilità di decidere”.

Tangentopoli

Nel 1992 scoppia in Italia lo scandalo di Tangentopoli. Iniziano a fioccare sulle scrivanie di funzionari e politici avvisi di garanzia: è il preludio della fine. Il sistema, marcio dall’interno, crolla su sé stesso. Vengono spazzati via i vecchi partiti e, con essi, tutta la classe dirigente italiana. Si inizia a puntare il dito su questo o quel politico, ma la marea giustizialista non risparmia nessuno. Tra i nomi che affondano c’è anche quello di Rino Nicolosi, il Presidente di Regione originario di Acireale.

Ancora una volta, Nicolosi mostra la lungimiranza delle sue riflessioni. Solo pochi anni prima aveva condannato la corruzione in uno dei suoi discorsi: non solo la corruzione come fatto occasionale, ma soprattutto quella ormai sistemica e in qualche modo organica. Non esistevano più diritti e doveri: ogni singolo ingranaggio della macchina politica italiana appariva minato da corruzione. Sapeva già che questa “questione morale”, se non risolta, avrebbe portato al crollo della Repubblica. Ad ogni modo, Nicolosi ammette le sue colpe e scrive un celebre memoriale difensivo alla procura di Catania, in cui cita anche Sergio Mattarella. Ormai gli restano pochi anni di vita.

Opere realizzate

diga rosamarina presidente rino nicolosi
Diga Rosamarina, PA.

Nonostante le sue colpe, Rino Nicolosi ha lasciato una consistente eredità alla sua Sicilia. La sua indole pragmatica, rafforzata dalla sua formazione scientifica, lo ha spinto a concentrarsi su infrastrutture e formazione professionale. A lui si deve la realizzazione di una delle ultime grandi infrastrutture di Sicilia: le dighe di Rosamarina e Arancio. Ha contribuito all’istituzione del Parco dell’Etna e all’elettrificazione di Alicudi e Filicudi. Inoltre si è interessato alla formazione dei funzionari pubblici creando il CERISDI (Centro Ricerche e Studi Direzionali).

“Intrare nel male”

Tirare le somme su un personaggio così vicino temporalmente non è facile. L’affetto dei colleghi è ancora forte ed è difficile essere obiettivi. D’altronde come si può essere obiettivi quando si ripercorre la vita di un essere umano? È impossibile tracciare confini netti: il buono o il cattivo esistono solo nelle commedie. Rino Nicolosi ha intrapreso un percorso controverso: quello del politico e cattolico. Forse, per cercare di capire quale fosse il suo conflitto interiore si potrebbe cercare una risposta tra le pagine del Principe di Machiavelli. In esse emerge chiaro che chi fa politica deve saper “intrare nel male” per restare a galla e portare a termine i suoi buoni propositi.

Un bilancio positivo

Scrive lo stesso Machiavelli che il principe deve saper “simulare e dissimulare” le proprie qualità. Di norma, il politico dovrebbe mostrarsi religioso e leale per ispirare fiducia al suo elettorato. Anzi, scrive, queste qualità “avendole e osservandole sempre, sono pericolose; parendo di averle sono utili”. Infatti solo chi simula la propria bontà riesce a mutare il proprio atteggiamento senza rimorsi. Qui la debolezza di Nicolosi. I suoi discorsi e la sua dedizione non sono il frutto di una banale retorica. A dimostrazione di ciò, quando scoppia la tempesta di Tangentopoli, lui ne viene travolto in pieno. I fatti lo portano ad una morte prematura e non rimane nulla che possa riscattare il suo nome se non i fatti di un passato lontano. Forse il “problema” di molti della sua generazione è stato quello di voler provare a cambiare le cose. Nel tentativo di realizzare una volta per tutte quel “sogno di giustizia” siciliano.

Cristina Di Mauro

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