Acireale / Ricordi e ruolo storico della Città del fanciullo

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La “Città del fanciullo e degli artigianelli” costituì per Acireale un luogo salvifico e decisivo per più generazioni nel dopoguerra la cui grata memoria sarebbe grave disperdere nel tempo. Il progetto della Città del Fanciullo nacque nel marzo del 1948 dall’idea di monsignor Paolo Randazzo, prete di Biancavilla. L’idea scaturì da un terribile fatto di sangue. La sera del 9 gennaio del 1946, a Biancavilla, nell’abitazione della famiglia di padre Randazzo, alcuni giovani con il volto coperto si introdussero con lo scopo di rapina. Sorpresi, fecero fuoco. Ferirono una sua cugina e uccisero il nipotino Salvatore di 17 mesi, in braccio alla madre.

La tragedia colpì profondamente don Paolo, non solo negli affetti familiari ma soprattutto nello spirito. La consapevolezza che quanto successo fosse una conseguenza degli immensi disagi economici del secondo dopoguerra, fecero scaturire l’idea che qualcosa andasse fatto per poter dare un futuro alla disperazione, alla fame e al disagio sociale. E il primo atto da compiere fu quello di togliere dalla strada tanti giovani, insegnare loro un mestiere, per potergli dare un futuro.

Acireale / La nascita della Città del Fanciullo

Nacque così nel 1948 l’idea di costruire un grande istituto che, dapprima, si sarebbe dovuto chiamare “Città del fanciullo e degli artigianelli” per poi restare semplicemente “Città del fanciullo”. Alla struttura, insieme al vescovo di Acireale, mons. Salvatore Russo, monsignor Paolo Randazzo dedicò tutta la sua vita, fino all’11 marzo del 1986, anno della sua scomparsa.
Nel trentennale di attività, accolse circa ottomila alunni provenienti da tutte le province della Regione. Una mano sempre tesa nei confronti di circa ottomila ragazzi. Gli allievi, tutti bambini, avevano la possibilità di approcciarsi al mondo del lavoro in un ambiente che li curava e proteggeva con serenità ed amicizia.

Il ruolo degli insegnanti, dei sacerdoti e degli educatori fu fondamentale per la formazione di questi giovani. Non solo da un punto di vista didattico, ma soprattutto per il rapporto umano, per le relazioni, il dialogo con i propri docenti, quasi come se fossero dei genitori. Sotto l’occhio attento di bravi artigiani di esperienza, negli anni, si sono formati migliaia di validissimi elettricisti, tipografi, meccanici, ebanisti e più genericamente artigiani.

Un salto indietro nel tempo 

“Quando la Città del Fanciullo iniziò la sua attività, i laboratori si trovavano provvisoriamente al pianterreno del padiglione. C’era un laboratorio di tipografia che ospitava anche la legatoria. Accanto una falegnameria, uno spazio di meccanici fucinatori e uno di meccanici aggiustatori”.

“Una delle cose che da subito fece conoscere la Città del Fanciullo fuori dalle sue mura, fu il corpo bandistico: in un istituto ancora incompleto sotto tantissimi aspetti, c’era già un corpo bandistico formato da sessanta piccoli ma bravi musicisti. Era uno spettacolo vedere questi piccoli artisti, allineati ed ordinati, con strumenti a volte più grandi di loro, sfilare per le vie delle città. Con l’andare del tempo il corpo bandistico si perfezionava sempre di più, aumentavano le richieste, tutti volevano il corpo bandistico dei ‘picciriddi’. Aumentava l’impegno per i ragazzi, aumentava il tempo da dedicare alle prove e alle esibizioni”.

Parola agli ex alunni

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Il mezzo busto di Mons. Randazzo, presente oggi nei locali della Città del fanciullo, donato nel 2016 dagli ex alunni.

In data 20 marzo 2022, nella ricorrenza del 64esimo incontro, abbiamo avuto modo di parlare con alcuni ex allievi. Sono moltissime le testimonianze, gli aneddoti, ma soprattutto i bei ricordi che legano gli ex alunni a padre Randazzo. Alcuni proprio tramite la narrazione di queste storie, sono stati in grado di farci rivivere quelle emozioni. Con un’intervista colloquiale a Gianni Drago e Giuseppe Lagona, abbiamo ripercorso anche le tappe della giornata tipo di un collegiale. Nella loro fervida memoria dei ricordi è ancora scolpito il numero di matricola, le gite a Fornazzo, Marina di Cottone e Caltagirone, la pasta al forno della domenica, le lunghe passeggiate in fila per due per le vie di Acireale, le magiche notti di Natale passate insieme. Ci si sente ancora bambini della “Città del fanciullo” alla riscoperta del senso più profondo del tempo trascorso con i propri fratelli acquisiti.

Gli ex Alunni non dimenticano

Grazie alla caparbia ed ammirevole iniziativa di Michele Torrisi, si è riusciti a mettere in contatto moltissimi ex alunni. Nel 2009 si è costituito un apposito gruppo Facebook che oggi conta 550 adesioni. Oltre a mettere in contatto fra gli loro gli alunni, sono state numerose le iniziative alle quali hanno preso parte. Basti pensare come, ogni anno, la domenica più vicina al 19 marzo, festa del papà, veda la partecipazione degli alunni. Così com’era prassi quando c’era mons. Randazzo, il tutto prevede un pranzo sociale con le famiglie. La differenza d’età, estrazione sociale e le divergenze passano in secondo piano. Lo scopo è far sentire ancora fanciulli gli uomini di oggi, in una grande famiglia.

Biancavilla / Un piazzale intitolato a monsignor Randazzo

Gli è stato anche intitolato, nel settembre del 2021, “U chianu a livera”, il piazzale che sorge tra le vie Trapani e De Gasperi nel centro storico di Biancavilla. La dedica di questa piazza è stata fortemente voluta da centinaia dei suoi amati ex allievi della struttura. Poco prima della celebrazione eucaristica presieduta, monsignor Antonino Raspanti, vescovo della diocesi di Acireale, ha inaugurato all’interno della Basilica Collegiata “Maria Santissima dell’Elemosina” una mostra fotografica che racchiude alcuni momenti dell’attività del sacerdote all’interno della “Città del Fanciullo”.

“Solo un passo ma ogni giorno”, è questo quello che lascia Monsignor Randazzo nei ricordi dei suoi ex alunni, insieme all’amore per la famiglia, alla solidarietà, all’amicizia e alla fratellanza. Ma soprattutto quell’amore, che come un padre, è riuscito a donare. Perché, la paternità, è un sentimento che nasce da dentro, ed è un traguardo che si ottiene solo con la cura di una vita. E lui, di vite, ne ha accudite tantissime.

Acireale / La Fondazione Città del Fanciullo nel tempo ed oggi

Nel 1992 il Ministero dell’Interno ha conferito alla Fondazione il riconoscimento giuridico di Ente morale. L’attività della Fondazione, sospesa per alcuni anni, è stata riavviata da mons. Pio Vittorio Vigo nel 2008 e riguarda prevalentemente l’orientamento al lavoro mediante la realizzazione di percorsi di formazione pratico-professionale. Oggi, grazie anche all’intervento del vescovo Raspanti, la Città del Fanciullo è un ente di formazione che propone percorsi di educazione e varie iniziative votate allo sviluppo integrato del territorio.

Si muove tramite la progettazione e la realizzazione di corsi di formazione professionale per giovani in cerca di occupazione e di formazione. L’ente collabora anche con gli Istituti d’Istruzione al fine di promuovere approcci metodologici innovativi, attraverso lo sviluppo di accordi quali anche  l’Alternanza Scuola-Lavoro.
Si tratta, dunque, di un luogo dedicato anche alla promozione di attività auto-imprenditoriali che mirano a incentivare la cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione. Una fucina di creatività, dove idee e competenze possono incontrarsi e collaborare per sviluppare attivamente i proprie opinioni, progetti e punti di vista, senza perdere la propria vocazione storica.

                                                                                                   Giorgia Fichera

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