Questa estate, presso la parrocchia Maria SS. della Purità di Capo Mulini, si è svolto un incontro per celebrare gli ottant’anni della sua ricostruzione, con relatore don Giovanni Mammino, direttore dell’Archivio storico diocesano, e con l’intervento dell’architetto Ivan Castrogiovanni. Dall’incontro, organizzato da don Vittorio Rocca, sono emersi alcuni spunti di riflessione riguardo l’esistenza di un’ulteriore chiesa allocata nel borgo.

La questione sollevata dall’architetto Castrogiovanni si riconduce all’iniziativa dell’amministrazione comunale Barbagallo che ha dato inizio lo scorso giugno ai lavori di demolizione di un vecchio deposito situato lungo il porticciolo del borgo marinaro.
In marzo, infatti, la Protezione civile e il Comune di Acireale si erano mossi per accertare le condizioni dell’edificio abbandonato, per poi recintarlo con una grossa palizzata. Nel mentre sono state rimosse del tutto le pareti. Ma per l’architetto Castrogiovanni, come già denunciato in una lettera pubblicata sul Gazzettino del Sud, l’edificio in questione non sembra essere un vecchio rudere qualsiasi, ma la chiesa di Nostra Signora della Neve, risalente al XVI secolo.

Capo Mulini: si rischia di distruggere i resti della Chiesa di Nostra Signora della Neve

Secondo l’architetto Castrogiovanni, ci sono alcune prove evidenti a dimostrare che l’edificio in demolizione nel borgo marinaro sia stata la Chiesa sacramentale di Nostra Signora della Neve. Un’ipotetica prova è la sua posizione strategica lungo il molo: nel XVII secolo, infatti, il borgo di Capo Mulini (denominato ai tempi Capo Xiphonio) era di fondamentale importanza per il suo ruolo difensivo dalle flotte nemiche, assieme a borghi situati sul lungomare come Stazzo, Pozzillo e Santa Tecla. I borghi marinari, infatti, creavano una sorta di sistema d’avvistamento del nemico, con cui ci si poteva proteggere dalle loro incursioni.

Sul lungomare dei borghi non mancavano le chiese assieme a un modesto campanile per allarmare i cittadini in caso avvicinamento del nemico. Nel caso del borgo di Capo Mulini, come ha fatto notare Castrogiovanni durante l’incontro, si può trovare un riferimento sulla chiesa in questione nella guida storico-monumentale Acireale e Dintorni (1927) del can. Vincenzo Raciti Romeo: la guida, infatti, fa riferimento a «l’unica chiesa sacramentale della borgata di Capo Mulini», la quale fondazione risale al XVI secolo e il cui campanile venne dotato di una campana più grande per avvisare i cittadini sull’arrivo delle galee turche.
Il lungomare dei borghi, inoltre, era difeso grazie ai bastioni dell’architetto militare Carlos de Grunenbergh, conosciuto per le sue fortificazioni nella zona di Messina e Catania. I resti del bastione edificato a Capo Mulini sono ancora oggi visibili alla fine del molo, del quale rimangono alcuni conci molto spessi.

Capo Mulini: intervista all’architetto Ivan Castrogiovanni sulla Chiesa di Nostra Signora della Neve
Per approfondire, abbiamo avuto l’opportunità di fare una passeggiata con l’architetto Ivan Castrogiovanni: ci ha parlato dell’importanza di preservare l’edificio, di salvarlo per quello che rimane e di come si potrebbe preservare meglio il nostro territorio.
Architetto Castrogiovanni, perché l’amministrazione comunale dovrebbe tutelare questo edificio ritenuto ormai pericolante?
Capo Mulini è uno dei centri storici più antichi che bisogna necessariamente preservare e, in quanto tale, l’amministrazione Barbagallo dovrebbe occuparsene, ma non ha fatto nulla per preservare i bastioni del Grunenbergh, né tantomeno l’edificio che, a mio parere, sembra essere la chiesa di Nostra Signora della Neve, come attestato soprattutto nel testo del can. Raciti Romeo e per la tecnica costruttiva ancora visibile dietro la palizzata, in alto.

Perché pensa che l’edificio in demolizione sia la chiesa di Nostra Signora della Neve?
Intanto per la funzione difensiva di Capo Mulini assieme ad altri borghi marinari, che impedivano alle navi seicentesche nemiche di entrare. Il Raciti Romeo parla della chiesa di Nostra Signora della Neve costruita assieme a un campanile molto grande che serviva per allertare i cittadini sull’arrivo delle galee turche dal mare.
La chiesa da lui citata non sembra essere la chiesa di Maria SS.ma della Purità, soprattutto per via dei lavori di edificazione che risalgono al 1945. Inoltre, anche la struttura dell’edificio demolito fa desumere che fosse una chiesa: presenta una facciata con tetto a doppia falda e una nicchia centrale, probabilmente dove trovava posto la statua della Madonna. Inoltre, vi sono i cosiddetti “purtusa di purreddu”, i quali servivano per dare sostegno all’impalcatura adoperata durante la costruzione della Chiesa.
C’è possibilità che l’amministrazione Barbagallo possa interrompere i lavori di demolizione della presunta chiesa?

Barbagallo non è contento di salvare, ma vuole distruggere. Lo stesso discorso vale anche per il Villino Floristella, un’abitazione di stile architettonico razionalista del 1930 situata davanti alla presunta chiesa. Che è in condizioni critiche.
Ormai Capo Mulini, assieme ad altri centri storici, è diventata un’oasi per turisti, dove regnano turismo di massa, confusione e inquinamento. Anche Acireale, un tempo prolifica nel settore industriale, artigianale e agricolo, ha cessato ormai qualsiasi attività. E anche lì troviamo edifici abbandonati che devono essere preservati.
Come la casa in cui visse Lionardo Vigo. Ricordiamo anche le Terme di Acireale, che non riapriranno più per mancanza di acque termominerali. Propongo che le Terme debbano essere adoperate dalla Regione come Istituto Centrale di Restauro. A Matera ne hanno aperto uno, e nelle ex-terme di Acireale potrebbe essere utile impiegare l’edificio per aprire questo centro.

Secondo lei qual è la situazione in cui versa il borgo di Capo Mulini?
Rosetta Finocchiaro
