Riposto, Casa della speranza / Fratel Carlo: “Da 13 anni accogliamo chi ha bisogno”

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Si è festeggiato, il 25 gennaio scorso, il 13° compleanno della “Casa della Speranza” di Riposto, che trae ispirazione dal dono d’amore della volontaria camilliana acese Viviana Lisi. La giovane, prima della conclusione del suo pellegrinaggio terreno, ha destinato i suoi risparmi per realizzare un’opera in favore degli ultimi.

La casa accoglie chi sperimenta ogni forma di disagio, povertà ed emarginazione. A loro si vuole dare la speranza di un futuro dignitoso, in una casa che li accolga, con il calore e l’affetto di una vera famiglia. (Come si legge nella locandina della struttura). Come ad ogni compleanno che si rispetti, è stato un giorno di bilanci e buoni propositi. Ne parliamo con fratel Carlo Mangione, il religioso camilliano responsabile della struttura sin dalla sua nascita.

Fratel Carlo, quali sono state le tappe importanti di questi 13 anni?

Gli obiettivi raggiunti sono tanti. La “Casa della Speranza”, sin dal suo insediamento sul territorio, è stata ben voluta, riconosciuta come un presidio, un punto di riferimento per tante famiglie in difficoltà. In questi anni siamo cresciuti sia nell’offerta dei servizi che nella collaborazione con le istituzioni.

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Il direttivo

Il nostro principale obiettivo, per il quale la struttura è nata, è proprio quello dell’accoglienza, anche se di natura temporanea. In questi tredici anni, infatti, sono state accolte circa 500 persone. Tra queste non ci sono state solo persone senza fissa dimora, ma anche donne vittime di violenza, per le quali la nostra struttura è diventata negli ultimi anni “casa protetta”.

Un altro importante traguardo raggiunto è  fare rete con le altre associazioni, con le forze dell’ordine e con le altre istituzioni presenti sul territorio. Ciò in modo da poter dare risposte concrete e il più possibile tempestive ai vari bisogni primari che ci vengono sottoposti. Come quello di un posto letto, di una doccia calda, di un pasto caldo o di un ricambio urgente di biancheria.

Vivere di Carità senza nessuna convenzione, puntando esclusivamente sulla Provvidenza, rappresenta la nostra autentica vocazione. E questo è possibile grazie al contributo dei nostri benefattori e volontari. Segno che il lavoro svolto fin qui sul territorio a favore delle famiglie e delle persone in difficoltà è davvero un motivo di speranza! Infine, ci rende veramente felici poter assicurare con continuità l’assistenza alimentare a circa 90 famiglie, che ogni mese si rivolgono a noi per ritirare derrate alimentari di prima necessità.

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Ospiti della Casa della speranza (Foto d’archivio)

Quali difficoltà permangono ancora?

Le difficoltà più serie sono quelle connesse allo svolgimento della nostra mission. Ossia quelle che riguardano l’azione di sostenere i nostri ospiti (in genere privi di qualsiasi risorsa economica e/o familiare), a reinserirsi nella società sia dal punto di vista lavorativo che relazionale, riconquistando la propria autonomia. Promuovere la fiducia nelle proprie capacità in chi non crede più in sé stesso è una delle imprese più impegnative del nostro operato.

Fratel Carlo, quali sono i punti di riferimento religiosi e metodologici della vostra azione solidale?

La “Casa della Speranza” è un’associazione cristiana laica che si ispira all’esempio di San Camillo e dei camilliani e alla loro dedizione verso i malati, i poveri, gli emarginati e i senzatetto.

Tra le tante storie che la “Casa della Speranza” ha incrociato, ce n’è una che può essere condivisa con noi?

No, per noi non ci sono storie che si distinguono più di altre: per noi ogni storia di riscatto è bellissima e va condivisa. La nostra visione di accoglienza ci induce a trattare tutti allo stesso modo, valorizzando ogni vissuto.

Infine, come ad ogni compleanno che si rispetti, la “Casa della Speranza” avrà ricevuto sicuramente una torta…. Possiamo conoscere almeno uno dei desideri espressi mentre spegneva le candeline?

Il nostro desiderio più grande è “continuare ad aiutare”. Quest’anno abbiamo lanciato due nuovi servizi: uno è quello di ascolto, dedicato ai bambini e alle famiglie in difficoltà, che per diversi motivi non possono fruire dei servizi pubblici. L’altro è l’unità di strada mobile, utile a supportare coloro che si rifiutano di accedere alla nostra struttura, scegliendo di continuare a vivere in auto o sulla strada. Riassumendo, possiamo dire che il nostro desiderio più grande è quello di essere aiutati per aiutare, a nostra volta, gli altri!                                                                                                          

                                                                                  Alfina Spinella

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