Clima / I paesi discutono sulla crisi ambientale alla COP 27

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COP 27 crisi ambientale

Si tienei dal 6 al 18 Novembre la XXVII Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (abbreviata in COP 27) per tentare di risolvere, o quanto meno arginare, la crisi ambientale. Il problema è infatti arrivato ad un punto di non ritorno, secondo gli esperti. Gli ambientalisti chiedono alle nazioni di trovare finalmente delle soluzioni durature durante questa COP 27. I paesi partecipanti si riuniscono a Sharm el-Sheikh, in Egitto, nonostante le polemiche sui grandi assenti e sul mancato rispetto di diritti umani nel Paese ospitante, che non ha ancora ad esempio fornito adeguate risposte sul Caso Regni ad esempio.

Crisi ambientale / Gli obiettivi della COP 27

La COP, acronimo di Conference of the Parties, è l’organo decisionale supremo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Vede riuniti ogni anno quei Paesi che prendono le decisioni necessarie per promuovere azioni per la lotta al cambiamento climatico. Gli eventi della COP di quest’anno seguono un calendario programmatico e si articolano in giorni, ogni volta con temi diversi. L’obiettivo è quello di tradurre in azioni concrete l’Accordo di Parigi del 2015 e di attuare gli impegni presi durante la COP 26 di Glasgow.

I partecipanti si sono riproposti di limitare l’innalzamento della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto alla fase preindustriale, idealmente a 1.5°C. Tuttavia, l’Emission Gap Report conferma come la soglia di 1.5°C rischia seriamente di essere superata a causa delle risposte inadeguate adottate dalla maggior parte dei governi nazionali. Un altro tema che avrà molta importanza sarà la questione finanziaria legata al Loss and Damage. Essa riguarda le perdite e i danni provocati dalla crisi ambientale che hanno colpito maggiormente i paesi poveri.

Cop 27 / Grandi assentiCOP 27 crisi ambientale attivisti

Alla COP 27 partecipano 196 Paesi, 120 leader mondiali e 45mila persone. Tuttavia, Russia, Cina e India non ne prendono parte: da sole costituiscono in termini di suolo e popolazione quasi mezzo pianeta. Ancora una volta, infatti, risulta assente il presidente cinese Xi Jinping, nonostante la Cina sia il Paese che oggi inquina di più al mondo con quasi 10 miliardi di tonnellate di CO2 emesse all’anno, il 28% del totale mondiale. Vladimir Putin preferisce non presentarsi a causa della guerra da lui stesso causata. E stavolta, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, non ci sarà neppure Narendra Modi, premier dell’India, nonostante il paese occupi il terzo posto con 2,6 miliardi di tonnellate di CO2.

Anche Greta Thunberg ha confermato la sua non partecipazione, nonostante abbia partecipato alle quattro edizioni precedenti. La giovane attivista ha spiegato che uno dei principali motivi riguarda l’esclusione dalla conferenza di numerose Ong per i diritti umani. Inoltre, Thunberg ritiene che la maggior parte dei partecipanti non avrebbe davvero intenzione di cambiare le cose, e che questo si tratti in realtà di un ambientalismo che è solo di facciata.

Ambiente / Le promesse non mantenute per sostenere i paesi emergenti

Chi polemizza su questa COP 27 denuncia principalmente gli impegni non mantenuti dalle Nazioni. I paesi firmatari dell’Accordo di Parigi avevano infatti promesso di rivedere i propri Contributi determinati a livello nazionale (NDC) entro settembre 2022. Tuttavia, l’UNFCCC ha certificato che solo 24 paesi su 193 firmatari hanno mantenuto l’impegno. Secondo l’ultimo rapporto del Programma Onu per l’ambiente, ai Paesi più poveri servono fino a 340 miliardi di dollari all’anno per adattarsi ai cambiamenti climatici. Eppure, i costi effettivi sono in realtà almeno dieci volte superiori ai finanziamenti che queste nazioni ricevono. Wai-Shin Chan, capo del Climate change centre of excellence di Hsbc, ritiene che garantire strumenti adeguati ai paesi emergenti per far fronte al cambiamento climatico dovrebbe essere la priorità della COP 27.

Cop 27 / Cosa è il Just Energy Transition Plan

L’8 novembre, durante la terza giornata della COP 27, è stato lanciato il Just Energy Transition Plan. Si tratta di un piano da 8,5 miliardi di dollari per passare dal carbone all’energia verde. Sarà sostenuto dal Sudafrica, insieme a Regno Unito, USA, Francia, Germania e Unione Europea. Lo scopo principale del progetto è quello di ridurre le emissioni di gas serra in quelle nazioni in via di sviluppo dipendenti dal carbone. Secondo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il Sud del mondo possiede risorse in abbondanza. Per questo motivo l’Unione Europea firmerà nuove partnership per l’idrogeno con Egitto, Namibia e Kazakistan. Inoltre, si cercherà di decarbonizzare le economie di Vietnam e Sud Africa. Infine, l’UE ha firmato con Kazakistan e Namibia due memorandum finalizzati a rendere più sostenibile l’approvvigionamento di materie prime, batterie e idrogeno verde.

Queste azioni però stanno scatenando le polemiche degli anticolonialisti che vedono questi accordi come un modo per sfruttare il Sud a vantaggio solo del Nord del mondo. A tal proposito il presidente dello Sri Lanka, Ranil Wickremesinghe, ricorda come la pratica del colonialismo “abbia estratto risorse dall’Asia e dall’Africa per alimentare l’industrializzazione nelle nazioni ricche. Siamo diventati poveri a causa di questo saccheggio”.

Milena Landriscina

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