Ambiente / “Serve una conversione ecologica”: Fuci e Meic Sicilia insieme per la salvaguardia del creato

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Sala conferenza del Seminario vescovile di Ragusa

La salvaguardia del creato non è più soltanto una questione di pochi ma riguarda tutti.  L’umanità oggi è chiamata a compiere una profonda “conversione ecologica”. Per il Papa San Giovanni Paolo II, che per primo ne parlò a margine di un’udienza nel 2001, non si tratta solo di un’ecologia fisica, attenta a tutelare l’habitat dei vari esseri viventi, ma anche un’ecologia umana che renda più dignitosa l’esistenza delle creature. Di conversione ecologica hanno parlato anche i vescovi di Sicilia in un documento titolato “Salvaguardia del creato e lavoro in Sicilia” del 2005: “Questa conversione ecologica riguarda anche le Istituzioni socio-politiche, che dovrebbero favorire forme di sviluppo compatibile con l’ambiente e con la vocazione lavorativa del nostro territorio”. E ancora di conversione ecologica hanno parlato i vescovi italiani nel Messaggio per la 9° Giornata per la custodia del creato (2014): occorre convertirsi, hanno detto i vescovi, per ritrovare il gusto per la bellezza della terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie. Senza dimenticare, poi, che sulla salvaguardia e il rispetto del creato Papa Francesco si è più volte soffermato tanto da dedicare la sua prossima enciclica proprio al tema dell’ecologia.

Mons. Paolo Urso, vescovo di Ragusa
Mons. Paolo Urso, vescovo di Ragusa

Il creato e la sua salvaguardia, le problematiche ambientali del territorio siciliano e l’impegno dei cristiani, sono stati i temi portanti del convegno “Ambiente e territorio: l’urgenza di una strategia per il futuro”, svoltisi nei giorni 14 e 15 marzo a Ragusa per iniziativa del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) e della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci). La prima sessione, moderata da Anna Giulia Marino, presidente della Fuci di Caltagirone, è stata introdotta da Elisa Di Pasquale, presidente Meic di Ragusa, e con la lettura della relazione introduttiva ai lavori a cura di Annalisa Coltraro, incaricata regionale Fuci Sicilia. Di carattere biblico – teologico è stato l’intervento iniziale del gesuita Cesare Geroldi incentrato sul brano della Genesi: “Perché lo coltivasse e lo custodisse”. Geroldi

Don Cesare Geroldi, sj
Don Cesare Geroldi, sj

nella sua lectio magistralis ha subito posto l’attenzione sull’essere “ospiti” di questa terra: “Un po’ di terra e un soffio di vita: questo siamo. Dobbiamo imparare a tenere insieme questi limiti. Siamo abitati dal soffio della vita di Dio”. La creazione, ha aggiunto, è stato un “movimento del caos, dal nulla al tutto, dalla morte alla vita”. E poi: “L’uomo è ospite di questa terra, la terra è di Dio. Abbiamo bisogno oggi di un limite al dominio della sua potenza”. Da qui l’auspicio che l’uomo “metta impegno nel coltivare e custodire la terra per le generazioni future”. Di disposizioni legislative e regole del settore si è occupato invece Ugo Salanitro, docente di Diritto provato comparato all’Università di Catania. Durante la sua relazione si è soffermato sulle competenze in materia ambientale della regione: “Dopo la riforma dell’articolo 117 della Costituzione le regioni possono concorrere alla tutela ambientale. La Sicilia può tuttavia intervenire sulla distribuzione delle competenze e ciò non è irrilevante perché ha la possibilità di individuare e diffondere modelli organizzativi efficaci”. Di taglio educativo sono stati infine gli interventi di Fabio Caporali, coordinatore Osservatorio ambiente ed ecologia del Meic, e di Giuseppe Rossi, già docente di Costruzione marittime e idrauliche dell’Università di Catania. “Dobbiamo prendere esempio dagli astronauti; vista da lassù la terra è diversa. È fragile”, ha detto Caporali che ha aggiunto: “Prendersi cura dell’ambiente è un compito da portare avanti con entusiasmo e tenacia”. L’elaborazione di un progetto specifico da sottoporre agli amministratori di ogni livello e all’azione e riflessione della Chiesa, sono state le proposte avanzate da Rossi: “Parlare di ambiente – ha rivelato – è giusto ma occorre fare di più” . Occorre cioè, come ha sottolineato Caporali, “dare continuità alle sfide ed essere propositi a lungo termine”.

L’organizzazione sociale e la tutela dell’ambiente, il rapporto con le imprese, la gestione illegale dei rifiuti e le proposte di consumo sostenibile sono stati i punti affrontati nel corso della tavola rotonda della domenica, cui hanno partecipato soprattutto personalità legate al territorio ragusano. Moderata da Luigi D’Andrea, vice presidente nazionale del Meic, la seconda sessione ha registrato gli interventi dell’imprenditrice Antonella Leggio, titolare di un’azienda impegnata nel riciclo della plastica, di Raffaele Falconieri, dirigente della Polizia provinciale di Ragusa,che ha illustrato alcuni casi di

Il vescovo Urso in platea
Il vescovo Urso in platea

inquinamento ambientale della provincia di Ragusa, e di Renato Meli e Grazia Corallo, entrambi dell’Ufficio della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Ragusa, concentrando le loro analisi su quale deve essere l’impegno e il ruolo dei cristiani. Al termine della tavola rotonda, Marinella Sciuto, delegata regionale del Meic, nel corso della sua relazione conclusiva ha auspicato che questa “sensibilità e attenzione verso l’ambiente prosegua all’interno di ogni gruppo”. Presenti alla due giorni del convegno anche il vescovo della cittadina iblea mons. Paolo Urso, Paolo Baroni, vice presidente nazionale della Fuci, e Giuseppe Elia, neo presidente nazionale del Meic, alla sua prima uscita.

Domenico Strano

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