Festa di San Valentino / Sia d’amore e non si fermi soltanto al cuore e si limiti a una giornata

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San Valentino, protettore degli innamorati

Non si può fare a meno di notare, girando per le strade delle città, nelle vetrine di negozi e bar, tripudi di cuori dalle diverse dimensioni: di cioccolato, in composizioni di fiori, in peluche, che in questo giorno dell’anno, il 14 febbraio, si attirano quasi “prepotentemente”gli sguardi dei passanti. Un cuore per rappresentare l’amore, quasi come una figura retorica, “la parte per il tutto”, infiniti cuori “rappresenterebbero” infiniti amori.

San Valentino, protettore degli innamorati

Un sorriso nasce spontaneo nel vedere la manifestazione eclatante di un sentimento che invece, di contro, ciascuno nutre e custodisce nella parte più interna di sé, senza esaltazioni: “ Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni” (W. Shakespeare, Sonetti). Sottolineava così Shakespeare la naturalezza e “concretezza” del suo amore nei confronti di una donna dai tratti per nulla idealizzati e privi di imperfezioni. Descriveva la donna amata con le sue umane caratteristiche ed i suoi atteggiamenti, senza finzioni o false immagini. Catullo, nel I sec. a. C., raccontava anche la “durezza” che l’amore sa assumere, procurando sofferenza quando la passione finisce, per la cui perdita ci si strugge: “Non inseguire chi fugge, non vivere in pena, soffri con animo fermo, sopporta, resisti. Addio fanciulla”. Quando la passione va oltre la ragione, diventa fuoco, ci si brucia e si finisce all’“Inferno”: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona” (Dante, Inferno, V). Lo spiegava con queste parole Francesca da Polenta a Dante, lei che insieme a Paolo Malatesta, suo cognato, avevano perso l’anima e  scontavano la pena a causa del “galeotto libro”, annoverati tra i lussuriosi.

E l’amore rappresentato con i cuori nelle vetrine, allora? Ci si chiede. Quello potrebbe andare “a braccetto” con la gioventù, giacché trova nei loro volti allegri e spensierati la gioia e l’euforia dei primi sentimenti, delle prime esperienze, senza troppi veli occultatori: “ I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte e i passanti che passano li segnano a dito”, testimoniava lo scrittore francese Jacques Prévert a metà del novecento.
In realtà, proprio perché l’amore è un grande sentimento non si nega ad alcuno, a qualunque età ed in ogni fase della vita, anzi in alcuni casi determina il cammino della vita e la rende “piena” di valore, come avviene nell’amore coniugale. Eugenio Montale ne dà testimonianza, ricordando la moglie morta e la grande importanza che aveva nella sua vita: “Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate erano le tue”.  Insomma l’amore è personale, unico ma universale, che lo si manifesti con un cuore di cioccolato, con un fiore, con un gioiello, con una vita intera di attenzioni e cure, a ciascuno il suo, perché come diceva Pascal “(…) è altrettanto inutile e ridicolo che la ragione domandi al cuore prove dei suoi primi principi, per darvi il proprio consenso, quanto sarebbe ridicolo che il cuore chiedesse alla ragione un sentimento di tutte le proposizioni che essa dimostra per indursi ad accettarli” (Pensieri). Il 14 febbraio, dunque, contiene in sé tutte queste prerogative dell’amore, ma non soltanto in questo giorno si può avere voglia di manifestare i propri sentimenti. Che essi, poi, riguardino un amore nascente o uno maturo, uno provato od uno finito, ma sempre nel totale rispetto dell’altra persona e della sua libertà di sentire o non sentire più il sentimento, perché a voler citare ancora una volta Pascal: “Amate forse voi stessi per ragione?”.

Rita Messina  

 

 

 

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