Giornalisti / Spiegato “Il dovere della verità nell’informazione” al Seminario tenuto dalla Diocesi di Piazza Armerina ad Aidone

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In occasione dell’annuale appuntamento rivolto ai giornalisti e agli operatori della comunicazione, il vescovo della diocesi di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana ha incontrato gli addetti ai lavori, testimonianza della sua sensibilità verso il tema della comunicazione. “Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo è stato il titolo dell’incontro, riproponendo il messaggio del S. Padre Francesco in occasione della cinquantunesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2017, messaggio dedicato non solo agli esperti del settore ma all’intera comunità. La Diocesi ha inserito quest’anno l’incontro tra i momenti celebrativi dei 200 anni della sua costituzione e lo ha proposto come momento formativo per i giornalisti.

Papa Francesco ha proposto una “delicata interlocuzione”, insita di grande responsabilità, ed ha parlato di una notizia capace di  stimolare il pensiero e di aiutare l’uomo nel processo di crescita personale.

L’incontro, introdotto dal direttore della segreteria pastorale nonché direttore del settimanale Settegiorni dagli Erei al Golfo don Giuseppe Rabita, ha visto mons. Gisana esprimere la sua opinione circa l’importanza del filtro personale nel processo di comunicazione di una notizia; l’ermeneutica quale metodologia dell’interpretazione, si rivolge ad una realtà in cui il soggetto interpretante è parte attiva del processo di creazione di senso dell’essere e dell’esserci nella  storia.

Sulla scia di quest’incontro, la testata giornalistica diocesana Settegiorni, insieme coll’Ordine dei Giornalisti e in collaborazione con Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana) e la “Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta”, ha tenuto, al Museo di Aidone, un seminario formativo per giornalisti ed operatori della comunicazione dal titolo “Il dovere della verità nell’informazione” alla luce del nuovo Testo Unico deontologico e del Messaggio di Papa Francesco per la 51° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Il seminario accreditato dall’Ordine dei giornalisti per il conseguimento dei crediti formativi, ha coinvolto in qualità di relatori: don Pasquale Buscemi, docente di filosofia morale presso la Facoltà teologica di Sicilia, Giuseppe Vecchio, presidente del Consiglio disciplina territoriale dell’Odg Sicilia, Domenico Ciancio, condirettore La Sicilia, don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana e don Adriano Bianchi, presidente nazionale Fisc; moderatore dell’incontro don Rabita.

L’intervento di don Buscemi ha analizzato il concetto di verità attraverso la storia del pensiero e la Bibbia. L’attuale stampa parla di era della post-verità, ma non tutti concordano, esprimendo dubbi circa l’esistenza e l’essenza stessa della verità. Da Parmenide a Cartesio, dal vangelo di Matteo a San Tommaso D’Aquino,  per approdare all’attuale pensiero di Jürgen Habermas permane l’interrogativo: che cos’è la verità?

Il ruolo dei media oggi, ha sottolineato don Buscemi, è “indispensabile per narrare gli eventi della società contemporanea, le sue esigenze e le sue attese; …i giornalisti sono chiamati a prestar attenzione alla verità, alla bontà e alla bellezza”.

Raggiungere un tale scopo non è facile, ma può farci da guida un agire conforme alla corretta prassi, un agire deontologico. Così il giornalista Vecchio ha inteso “parlare del Testo unico dell’OdG senza parlarne” ma richiamandosi alla regola fondamentale dell’agire responsabilmente, non trascurando la preparazione personale, la credibilità dell’informazione e la voce della coscienza: “La deontologia non è un concetto statico e per scrivere un articolo a regola d’arte non è sufficiente seguire la regola delle cinque W, ad essa oggi, bisogna affiancare la regola delle cinque C: contesto, conversazione, cura, comunità e collaborazione…”.

Il condirettore de “La Sicilia”, Domenico Ciancio, ha parlato della complessità e della condizione di crisi del panorama editoriale siciliano e ha osservato come forse ciò responsabilizzi sempre più giornalisti ed editore a fornire agli utenti, lettori, telespettaori, radioascoltatori e internauti, una informazione che contribuisca alla formazione dell’opinione pubblica.

La conclusione del seminario è stata affidata agli esaustivi  interventi di don Rizzolo, che ha posto l’attenzione sul ruolo del giornalista e degli editori, chiamati a “promuovere un clima di fiducia col lettore, rispettando la verità sostanziale dei fatti, con onestà e coll’unica finalità di fare giornalismo”; e di don Bianchi, che auspica il ritorno ad una parola scritta che sappia dare “il significato, il nome giusto alle cose”.

Quale significato dunque per una testata giornalistica diocesana? Costruire un patrimonio di credenze condivise per una più intima comunione sociale.

Vanessa Giunta

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