Giornata del migrante 4 / Mons. Montenegro: “La giornata possa diffondere nuova cultura dell’incontro”

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“Letta con lo sguardo ai migranti, il tema di una Chiesa madre, senza frontiere, diventa anzitutto la necessità per le nostre comunità di condividere il viaggio di molti migranti, alla cerca di condizioni di vita più umane”. Lo ha dichiarato S.E.R. mons. Francesco Montenegro, intervenendo alla conferenza stampa presso Radio Vaticana in occasione della presentazione della  Giornata mondiale del migrante e del rifugiato dal tema “Chiesa senza frontiere, madre di tutti”, che si celebrerà domenica 18 gennaio 2015. Quest’anno il messaggio del Santo Padre coniuga il tema delle migrazioni a quello della fraternità. Uno sforzo più che mai impellente : “Nelle nostre comunità – ha riferito il vescovo di Agrigento, presidente della Commissione per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes – assistiamo ancora a gesti di diffidenza e

Da sinistra: mons. Domenico Pompili, S.E.R. mons. Francesco Montenegro, mons. Gian Carlo Perego
Da sinistra: mons. Domenico Pompili, S.E.R. mons. Francesco Montenegro, mons. Gian Carlo Perego

ostilità. Affermare la maternità della Chiesa chiede anche la capacità di condividere le risorse con i più poveri. Questo richiede allargare impegni di solidarietà, di cooperazione allo sviluppo, accompagnati da percorsi di condivisione tra persone di origini e culture differenti”. Il messaggio del presule è iniziato con un particolare saluto a Papa Francesco che lo ha annoverato tra i nuovi cardinali che saranno creati nel prossimo concistoro del 14 febbraio: “Non nascono la mia emozione. La mia scelta è un segno di stima all’impegno delle Chiese di Sicilia, specialmente quella agrigentina”.

La Giornata diventa come sempre occasione per fare il punto della situazione sui flussi immigratori e le attività della Fondazione Migrantes. Il direttore generale mons. Gian Carlo Perego ha introdotto la sua relazione affermando che oggi “purtroppo la frontiera sembra essere una categoria di ritorno nel contesto europeo” riportando come esempio gli eventi discriminatori come quello della Svizzera per fermare la crescita dei lavoratori italiani frontalieri. “Ormai il numero degli emigrati italiani – oltre 4.500.000 – sta raggiungendo il numero degli immigrati in Italia, stimati in 5 milioni”,  ha evidenziato il direttore generale. Dal rapporto si apprende che nel 2014 sulle coste e nei porti del sud d’Italia sono arrivate 170.081 persone (tre volte il numero registrato negli anni 2012-2013). Di questi 120.239 sono arrivati in Sicilia, di cui più di 15 mila in provincia di Agrigento e 4.194 sull’isola di Lampedusa.  Si tratta in maggior parte di siriani e a seguire di eritrei, malesi, nigeriani e somali. La Libia si conferma trampolino di lancio per molti barconi della speranza (140 mila persone). “La loro accoglienza è avvenuta in una situazione di forte precarietà”, ha detto mons. Perego ricordando come l’operazione Mare nostrum sia servita a evitare ulteriori stragi di migranti. “Un grande investimento che per ragioni economiche è stato interrotto. Il Mare nostrum è diventato ora nuovamente il mare di altri, di trafficanti, di interessi, di morti”, ha sottolineato. Come Migrantes, ha concluso, “ci sentiamo di evidenziare tre problemi: la necessità di estendere ai 3 mila comuni sopra i 5 mila abitanti almeno un’unità di accoglienza dei richiedenti asilo; il problema della tutela dei minori non accompagnati per evitare che essi scompaiono nel nulla come accaduto nel 2014; infine, una soluzione che miri alla chiusura di strumenti di una stagione ideologica e costosissima di trattamento dei migranti”.

La Giornata 2015 vedrà protagonista la regione Basilicata, dove quasi il 10% degli occupati e costituito da lavoratori stranieri, con una cospicua presenza di romeni, albanesi e marocchini. “L’auspicio è che nelle nostre comunità, in questo nostro paese che soffre per molte crisi, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato possa contribuire a diffondere una nuova cultura dell’incontro, una politica capace di mettere sempre al centro la povera gente, un’economia che sappia intrepretare l’esigenza della gratuità e della condivisione”, ha poi aggiunto mons. Francesco Montenegro al termine della conferenza.

Domenico Strano

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