Giornata diritti del malato / Incontro il 12 maggio ad Acireale sulla tutela della salute

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Venerdì 12 maggio 2023, ad Acireale, (dalle ore 10 alle 12) in Piazza Duomo e presso il PTA (Presidio Territoriale di Assistenza) di via Martinez e, nel pomeriggio, (dalle 18.30 alle 20.30) nella sala Pinella Musmeci nella Villa Belvedere, si affronterà il tema della tutela della nostra salute.

Dopo 3 anni di assenza a causa della pandemia riprendono le Giornate Europee dei Diritti del Malato. Tema di questa XVII giornata è: “Servizio Sanitario Nazionale Pubblico un bene di tutti da difendere”. Introdurrà e concluderà Carmelo Musumeci, coordinatore della rete del Tribunale dei malati di Cittadinanzattiva – Acireale.
Interverranno: Annalisa Mandorino, segretaria nazionale Cittadinanzattiva; Francesco Luca, direttore Dipartimento Attività territoriali Asp-Ct; Domenico Grimaldi, segretario generale provinciale FIMMG; Stefano Alì, sindaco uscente di Acireale e i 4 candidati sindaco Roberto Barbagallo, Francesco Fichera, Nino Garozzo e Nino Nicotra. Condurrà Antonio Garozzo, direttore Etna Channel.

Il tema della Giornata è un messaggio chiaro, che pone l’accento sulla necessità che sia la Sanità pubblica ad occuparsi della nostra salute. E, in alcuni casi, come durante la pandemia da Covid 19, a salvarci la vita.
La nostra Costituzione, la più bella del mondo, come la definisce Roberto Benigni, all’art. 32 così recita: “La Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite per gli indigenti”.

Carmelo Musmeci
Carmelo Musumeci, coordinatore rete del Tribunale dei malati di Cittadinanzattiva

La gestione della Sanità passa dallo Stato alle regioni

Nel 2001 (2° governo Berlusconi) veniva riformato il titolo V della Costituzione, con la conseguenza di trasferire molti poteri dallo Stato centrale alle regioni. Fra questi anche quello della sanità. Nonostante le perplessità e i dubbi espressi da alcuni studiosi sulla tenuta dei conti in termini di sanità e finanze locali, il referendum popolare del 2001 confermò, con una percentuale del 64%, il sì alla riforma.

Certo in quell’occasione, la formulazione del quesito referendario era poco chiara. Le regioni del nord spingevano per una autonomia da Roma, definita demagogicamente “ladrona”. Sta di fatto che dal 2001 la forbice Nord –Sud si è ulteriormente allargata in molti settori dell’economia, del lavoro, dei servizi, dell’istruzione, della ricerca e soprattutto della salute.

I dati Istat (2021) dicono che l’aspettativa di vita al Sud è di un anno e sette mesi inferiore, rispetto al Nord. (82,9 anni al Nord, contro 81,3 anni del Sud). In poche parole non basta il sole, il mare, la buona tavola per tutelarci. La salute è il risultato di diverse variabili, iniziando da quelli biologici e genetici. E proseguendo con altri fattori, quali l’istruzione, la facilità di accesso ai servizi sanitari, la cultura della prevenzione, la disponibilità economica.

E così, in caso di patologie più complesse, dal Sud al Nord, cominciano i “viaggi della speranza”. Ma quanti siciliani, si possono permettere di affrontare economicamente queste trasferte? Quanti di questi “pazienti fortunati”, sono anche in grado di reggere lo stress della lontananza, delle divisioni familiari, della solitudine, senza compromettere l’eventuale esito favorevole di un percorso terapeutico?

Problematica al Sud la tutela della salute

La recente pandemia da Covid 19, ha ulteriormente complicato e reso più drammatica la situazione della nostra sanità. E’ vero che le regioni più colpite sono state quelle del Nord, ma se, malauguratamente, fosse stato l’inverso, da noi ci sarebbe stata una strage.

Qualche dato relativo ai posti in Terapia Intensiva (pubblici e privati) nel 2020 ad inizio della pandemia. Lombardia 900, Emilia 449, Sicilia 411, Calabria 141 (Ministero della Salute). L’emergenza ha costretto le regioni ad attivarsi per aumentare il numero di posti letto a disposizione dei pazienti. E così in Lombardia ne sono stati creati altri 360, in Emilia 513, in Sicilia 200, e in Calabria 80 – fonti Regioni ANAAO- ASSOMED (Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri).

Il 5 maggio del 2023 l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), declassando il Covid 19 a virus comune, ha decretato la fine della pandemia e delle conseguenti restrizioni. Tuttavia “resta il rischio di nuove varianti, non si deve abbassare la guardia” ha raccomandato il direttore generale dell’OMS.
Una domanda sorge spontanea: in un mondo globalizzato, nel quale il virus non conosce frontiere, è giusto che la sanità sia ancora di competenza delle singole regioni?

La desertificazione delle professioni sanitarie

La Repubblica tutela la salute, dice l’art. 32 della Costituzione. Cioè un Ente superiore e diverso della somma delle singole regioni, ha la responsabilità e il dovere di tutelare l’individuo e la collettività. Investimenti nella ricerca, ammodernamento ed adeguamento delle strutture sanitarie. Dotazione e diffusione di apparecchiature in grado di dare risposte rapide ed “universali” ai bisogni della popolazione, riduzione del divario terapeutico Nord-Sud.
Inoltre lo Stato è in grado di finanziare una capacità ospedaliera, adeguata ai picchi di domanda come nel recente passato. Mentre un sistema sanitario privato, per ragioni di bilancio economico, può soddisfare una domanda media.

Infine il problema della “desertificazione delle professioni sanitarie”. In Italia, mancano medici di famiglia, mancano specialisti, mancano soprattutto infermieri. In Sicilia e nel Sud in genere, la situazione peggiora, perché i nostri laureati, trovano immediatamente lavoro al Nord o all’estero, lasciando vuote le postazioni sanitarie. Un esempio per tutti: l’affollamento e il disservizio nei Pronto Soccorso.

Se a questo si aggiunge che molti professionisti della sanità lasciano gli ospedali pubblici per la sanità privata o per l’attività libero professionale, il quadro diventa drammatico. La soluzione è complessa, perché coinvolge la Sanità, l’Università, l’Economia e i valori della collettività, una ragione in più, perché sia lo Stato ad armonizzare interessi, fra loro diversi, spesso in conflitto.

Di tutto questo e di altro ancora si parlerà, ad Acireale, nella giornata del 12 maggio. Una giornata di sensibilizzazione, dedicata a noi, alla tutela della nostra salute, ogni giorno di più minacciata e resa precaria dalle decisioni che vengono prese altrove, le cui conseguenze ricadono sulla sicurezza e qualità della nostra vita. Non manchiamo!

Rosa Maria Garozzo

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