Messaggio agli italiani / Mattarella e l’orizzonte del futuro: “Il lavoro la prima e più grande questione sociale”

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E’ stato un discorso sobrio, quello di fine anno 2017, pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un messaggio agli italiani pacato e forte nello stesso tempo, eppure diretto, che ha toccato i temi più caldi della politica e della comunità, prima di questa che di quella.

“Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca: a scriverla saranno gli elettori e, successivamente i partiti e il Parlamento. A loro sono affidate le nostre speranze e le nostre attese”. Lo ha affermato il Capo dello Stato. Che si è richiamato subito in apertura ai 70 anni della Costituzione, “con il suo patrimonio di valori, di principi, di regole, che costituiscono la nostra casa comune, secondo la definizione di uno dei padri costituenti”. “Su questi valori, principi e regole si fonda, e si svolge – ha aggiunto il Capo dello Stato – la nostra vita democratica. Al suo vertice si colloca la sovranità popolare che si esprime, anzitutto, in libere elezioni”. Qui Mattarella ha ricordato di aver firmato “il decreto che conclude questa legislatura” e il voto fissato per il prossimo 4 marzo, sottolineando l’importanza di aver rispettato “il ritmo, fisiologico, di cinque anni, previsto dalla Costituzione” e di andare “a votare con una nuova legge elettorale approvata dal Parlamento, omogenea per le due Camere”. Legge che il Presidente evidenzia “insieme ad altri esiti positivi” della legislatura.

“L’orizzonte del futuro costituisce”, per il Capo dello Stato, “il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale”. In questa chiave “il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla dimensioni dei problemi del nostro Paese”. Nel discorso di fine anno, il Presidente Mattarella ha tenuto a ribadire: “Non è mio compito formulare indicazioni”. Ma non ha tralasciato un’annotazione che interpreta lo stato d’animo di tutti gli italiani: “Mi limito a sottolineare, ancora una volta, che il lavoro resta la prima, e la più grave, questione sociale. Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro. È necessario che ve ne sia in ogni famiglia. Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza, per tutti coloro che lavorano”. L’analisi del Presidente si è soffermata sulla “velocità delle innovazioni” che si fa “incalzante”, sulla “nuova era” che già stiamo cominciando a vivere e che “pone anche interrogativi sul rapporto tra l’uomo, lo sviluppo e la natura”. Temi su cui si manifesta “una sensibilità crescente, che ha ricevuto impulso anche dal magistero di Papa Francesco”, a cui il Presidente ha rivolto “gli auguri più fervidi”.

La portata di questi cambiamenti è tale che “in questo tempo la parola ‘futuro’ può evocare incertezza e preoccupazione” e non essere più associata a “un’idea positiva di progresso”. Per questo i cambiamenti “vanno governati”, così da “evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalità”. Ed è proprio questa “l’autentica missione della politica”, che deve sapere guidare “i processi di mutamento” per “rendere più giusta e sostenibile la nuova stagione che si apre”, trovando nella Costituzione “la cassetta degli attrezzi” per riuscire in questo compito.

“Mi auguro un’ampia partecipazione al voto e che nessuno rinunzi al diritto di concorrere a decidere le sorti del nostro Paese”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno. “Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta”, ha sottolineato Mattarella, che ha preso spunto da questo dato per una suggestiva riflessione storica. “Nell’anno che si apre – ha spiegato il Capo dello Stato – ricorderemo il centenario della vittoria nella Grande guerra e la fine delle immani sofferenze provocate da quel conflitto. In questi mesi di un secolo fa i diciottenni di allora – i ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra, nelle trincee. Molti vi morirono”. “Oggi i diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica”, ha osservato il Presidente, e la riflessione proposta è necessaria “perché, tavolta, corriamo il rischio di dimenticare che, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa”. Ma “non avviene lo stesso in tanti luoghi del mondo” e si assiste persino “al riaffacciarsi della corsa all’arma nucleare”. Per questo “non dobbiamo “smarrire la consapevolezza di quel che abbiamo conquistato: la pace, la libertà, la democrazia, i diritti”, condizioni che non sono “acquisite una volta per tutte” e “vanno difese con grande attenzione, non dimenticando mai i sacrifici che sono stati necessari per conseguirle”.

“Si è parlato, di recente, di un’Italia quasi preda del risentimento. Conosco un Paese diverso, in larga misura generoso e solidale”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno. “Ho incontrato tante persone – ha aggiunto Mattarella – orgogliose di compiere il proprio dovere e di aiutare chi ha bisogno. Donne e uomini che, giorno dopo giorno, affrontano, con tenacia e con coraggio, le difficoltà della vita e cercano di superarle”. “I problemi che abbiamo davanti sono superabili – ha sottolineato il Presidente – possiamo affrontarli con successo, facendo, ciascuno, interamente, la parte propria. Tutti, specialmente chi riveste un ruolo istituzionale deve avvertire, in modo particolare, la responsabilità nei confronti della Repubblica”.
Il Capo dello Stato ha ricordato “tutti coloro che nel corso dell’anno hanno attraversato momenti di dolore”. Ha citato le vittime di Rigopiano e dell’alluvione di Livorno, i cittadini di Ischia colpiti dal sisma e coloro che sono stati colpiti dai terremoti dell’Italia centrale e “vivono queste festività in condizioni di disagio”. “Gli interventi per la ripresa e la ricostruzione proseguono – ha detto Mattarella – e, talvolta, presentano difficoltà e lacune. L’impegno deve continuare in modo sempre più efficiente fino al raggiungimento degli obiettivi”. Il Presidente ha ricordato anche gli italiani vittime nell’attentato di Barcellona e da questo ha preso spunto per rammentare “il dovere di mantenere la massima vigilanza nella lotta al terrorismo”. A questo proposito ha ribadito la riconoscenza nei confronti delle Forze dell’ordine, dei Servizi d’informazione e delle Forze armate.

 

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