Migranti / Accoglienza: un’utopia necessaria

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In un clima teso come quello della campagna elettorale non è facile parlare di migranti, anche perché molti esponenti politici tentano di costruire i propri consensi sulla vita di chi, per un motivo o per un altro approda alle nostre coste, bisognoso di assistenza.

É sotto gli occhi di tutti il fatto che stiamo assistendo ad un vero e proprio evento epocale, anche se, di per sé, non del tutto nuovo. Non è del tutto nuovo anche il dibattito che questo suscita all’interno della società e della Chiesa. Molte posizioni contrastanti propugnano degli interessi legittimi, spaccando l’opinione pubblica. Bisogna innanzitutto osservare come le visioni politiche attuali siano fortemente viziate dall’asfissia di un sistema eccessivamente preoccupato della propria autoconservazione. Se, da una parte, ciò può essere comprensibile, dall’altro ci si chiede se il sistema debba servire le persone o essere preoccupato di sé stesso. Per essere più chiari, bisogna chiedersi se il dibattito politico può considerarsi libero o inficiato a monte dalla ricerca spasmodica di consensi. Ora, il più delle volte la discussione sui problemi dei migranti viene condizionata da tendenze populiste che fanno leva su alcune paure che caratterizzano la maggior parte delle persone, quali il timore dello sconosciuto e il terrore della non sopravvivenza. Dobbiamo precisare che queste sono le giuste paure di chi, in periodo di crisi, vede traditi i propri sforzi, non sa come arrivare a fine mese, non si sente assistito da uno Stato assente che, invece, sembra guardare con più predilezione chi viene dall’esterno.

Siamo sicuri che eliminando l’immigrazione riusciremo a far fronte con più agevolezza alla crisi che ci attanaglia? Per uscire dalla crisi non bisognerebbe spostare il problema sul versante dell’onestà? Piuttosto che individuare un capro espiatorio, non bisognerebbe costruire i consensi su una politica a servizio dell’uomo? Qui casca l’asino. Ci lamentiamo spesso della cattiva politica e del sistema che essa produce, ma senza gettare uno sguardo al complesso mondo delle relazioni personali. Solitamente chi si lamenta e aderisce ai populismi è chi non ha mai fatto nulla per curare la propria formazione culturale ed umana, chi, in altre parole, si nutre della società senza dare nulla ad essa, oppure chi si prodiga anche molto, ma vive come prigioniero del proprio fare. La classe politica non è forse lo specchio di una società?

Tornando all’immigrazione, Papa Francesco viene spesso accusato di guardare troppo ai principi dell’accoglienza, senza considerare i problemi concreti che questa comporta. Come il messaggio evangelico si estende a tutti gli esseri umani e a tutti gli aspetti della loro vita, così questo non può trascurare, in ambito sociale, né i problemi ad intra, né quelli ad extra, per il semplice fatto che non esiste dentro e fuori, ma tutti sono uno in Cristo. Un’ utopia? Può darsi. Resta il fatto che ci troviamo con l’acqua alla gola perché abbiamo smesso troppo presto di credere nell’utopia di un mondo giusto.

 

Francesco Pio Leonardi

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