Natale in TV / Consumistico e senza spazi per Gesù Bambino

0
92

Gesù BambinoIl piccolo schermo ci propina tutto il Natale consumistico e spettacolare, ma…
La televisione, impietosa e invadente, ci ricorda che siamo sotto Natale. Con l’avvicinarsi della festa, come ogni anno, il piccolo schermo ripropone una serie di film che ormai sono entrati a far parte della ritualità sociale legata alla Festa della Natività. E che, in fondo, si rivedono, di volta in volta, sempre volentieri, quasi a rinnovare anche attraverso il consumo televisivo la tradizione per l’appuntamento più atteso dell’anno da grandi e piccini.
I titoli delle pellicole che girano e rigirano sono quelli noti, da “Che fine ha fatto Santa Clause?” a “Mi sono perso il Natale”, da “Fred Claus, un fratello sotto l’albero” a “Santa Clause è nei guai”, da “Natale a quattro zampe” a “Una poltrona per due”. In parallelo torna l’offerta di film non propriamente natalizi ma “sempreverdi” per tutta la famiglia, soprattutto cartoon e prodotti di animazione; da “Ratatouille” a “Shrek”, ecco le ri-visioni intramontabili, capaci di strappare un sentimento compiaciuto agli spettatori di ogni età.
Gli altri programmi si adeguano al momento, vestendosi di bianco e di rosso e conformando allo spirito natalizio il loro formato tradizionale. È il caso, per esempio, di “Io canto Christmas”, con la conduzione di Gerry Scotti e di tutti quei talk-show che si riempiono di alberi di Natale e lustrini d’oro e d’argento, preparandosi alle lunghe dirette seral-notturne di fine anno per salutare il 2013 che se ne va e il 2014 che arriva.
Siccome il Natale è una cosa seria, l’informazione non sta a guardare e nei telegiornali cresce la quantità di spazio dedicata ai “numeri” delle feste: quanti italiani resteranno a casa e quanti andranno in vacanza (e dove), quanto si spenderà per i regali e quali saranno quelli più acquistati, che cosa ci sarà sulle tavole dei nostri connazionali la sera della vigilia, il pranzo del 25 dicembre, la sera del 31 dicembre e il pranzo del 1° gennaio, a che cosa sarà destinata la tredicesima…
E la pubblicità? Nonostante la crisi, le feste natalizie sono l’occasione per un’impennata dei consumi e gli inserzionisti lo sanno bene, al punto da rispolverare spot non sempre nuovi con il “solito” Babbo Natale pronto a consigliare di tutto, dal panettone alla tariffa telefonica più conveniente, sotto un sorriso bonario che nasconde la seduzione consumistica.
Proprio il barbuto e pacioccone anziano con la barba, vestito di rosso bordato di bianco, è il protagonista assoluto dell’offerta televisiva natalizia e, di conseguenza, dell’immaginario collettivo degli spettatori, pronti a seguire non soltanto i suoi inviti a essere più buoni ma anche (anzi, soprattutto) i suoi consigli per gli acquisti.
Come dimenticare, del resto, che lui stesso – Babbo Natale – deve i colori della sua “tuta da lavoro” a uno sponsor fra i più diffusi al mondo? Fu la Coca Cola, infatti, a scegliere qualche lustro fa Santa Klaus, figura della narrativa e della mitologia nordica, come testimonial per la nota bevanda gassata, ridisegnando il personaggio con i colori del marchio: il verde e il marrone caratteristici del suo abbigliamento da ambiente boschivo divennero così il rosso e il bianco ormai “tradizionali”.
Il vero protagonista del Santo Natale resta in ombra e in silenzio. Nella maggior parte dei casi Gesù Bambino viene ricordato soltanto nel presepe, come elemento puramente decorativo, dimenticando che la festa natalizia è in suo onore. Dalla tv contemporanea, schiava delle logiche dell’audience e del mercato, sarebbe ingenuo pretendere una conversione verso i valori più profondi o la rinuncia a qualsiasi istanza commerciale. Ma se, almeno sotto Natale, la qualità della programmazione avesse un sussulto di dignità al di là del marketing, ne saremmo cristianamente contenti.

Marco Deriu

Print Friendly, PDF & Email