Pier Paolo Pasolini / Una perla italiana non considerata

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Pier Paolo Pasolini, una figura eclettica, eccentrica del panorama culturale italiano. Un anticonformista “dotato di senso critico e scomodo a molti”. Scopriamo di più su una delle menti più brillanti e visionarie di tutti i tempi: una perla italiana purtroppo poco valorizzata.

Pier Paolo Pasolini / L’Anticonformismo Italiano 

Il panorama culturale italiano è sempre stato, sin dall’antichità, tra i più gettonati e affascinanti di sempre. Fra scultori come Michelangelo o Canova, poeti come Montale, Ungaretti o Svevo, pittori come Leonardo o Raffaello e chi più ne ha ne metta, l’Italia si è sempre posizionata in pole position e si è potuta permettere di accaparrarsi una buona fetta di popolarità nel contesto culturale mondiale. Gli intellettuali citati in precedenza, in particolar modo, si distinguono per una caratteristica non nota a tutti, che a tratti inibisce persino. Stiamo parlando del saper osare, essere fuori dagli schemi e anticonformisti.

Tale caratteristica, in contrasto con le tendenze storiche, culturali e politiche, talvolta stranisce le cosiddette masse. Non di rado queste prendono spesso per pazzi, se non malati, coloro che dimostrano di essere fuori dagli schemi. La reazione a tale caratteristica può essere indifferenza pura, così come può essere violenza, odio, disgusto. Tramite queste reazioni si può comprendere come l’anticonformismo possa provocare e aprire gli occhi alla gente nei confronti di argomenti considerati tabù.

Pier Paolo Pasolini / Anticonformista per eccellenza

Sessualità, religione, piaceri carnali o dell’anima: questi sono alcuni degli argomenti che provocano nella gente spesso sdegno o imbarazzo. Uno fra gli intellettuali più importanti di tutti i tempi è riuscito a esprimerli durante la sua (breve) carriera artistica tramite opere letterarie e cinematografiche. Stiamo parlando di Pier Paolo Pasolini, noto intellettuale italiano: scrittore, poeta, regista, ma anche saggio, visionario, anticonformista per eccellenza.

Appena la gente ode il nome Pasolini reagisce in maniera variopinta: alcuni si irrigidiscono, altri fanno comparire una smorfia di imbarazzo, di sconforto, se non di stranezza. Altri rimangono nell’indifferenza totale, alcuni commentano con battutine del tipo: “Eh, a lui piaceva provocare e i provocatori non sono visti di buon occhio”. In effetti, a coloro che commentano in questo modo, sarebbe lecito rispondere che sì, Pasolini era un grande provocatore. Una di quelle figure intellettuali a cui piaceva scuotere l’animo della gente e stordirla, amareggiarla, metterla in crisi. Ma sebbene la sua precoce e violenta scomparsa lo abbia messo a tacere per sempre, è comunque riuscito a toccare sino ad oggi i tasti più dolenti della cultura di massa italiana. Tasti che annebbiano, quasi rincitrulliscono e necessitano di una breve spolverata.

Pier Paolo Pasolini / La cultura italiana fondata sul cristianesimo

L’Italia, sin da quando se ne ha ricordo, ha sempre fondato la propria mentalità e i propri principi su fondamenti di matrice cristiano-cattolica. Questo per Pasolini (da fervente ateo) è sempre stato un grandissimo problema per quanto riguarda la formazione dell’individuo e della sua mentalità.

Seguendo un pensiero ideologicamente marxista, Pasolini riprende il concetto di religione come oppio dei popoli. Qualcosa che narcotizza le anime e che non si appoggia più a basi di consolazione, di redenzione, di speranza, ma di opportunismo dilagante e oppressivo. Egli ritiene che, ormai, la religione sia diventato un concetto prettamente materialista. Qualcosa che è finalizzato a raggiungere fini materiali. Come una televisione di ultima generazione, cibo e denaro, tre elementi di cui l’uomo moderno non può farne, oramai, a meno.

Pier Paolo Pasolini / La Ricotta

Tale argomento, attraverso la personificazione del sottoproletariato e della borghesia, è stato plasmato e mostrato da Pasolini alla mercé della popolazione italiana con un’opera cinematografica non ricordata mai abbastanza ma di fondamentale importanza. Stiamo parlando de La Ricotta (dal lungometraggio “Ro.Go.Pa.G”): tale opera rappresenta il “backstage” di un set cinematografico montato per girare alcune scene della Passione di Cristo. Inutile dire che i protagonisti principali di queste scene erano attori provenienti dal contesto del sottoproletariato romano (a cui Pasolini era molto affezionato). Uno di questi attori, colui che impersona la figura di Cristo, viene raffigurato, nel momento in cui viene crocifisso, mentre è impegnato a ingozzarsi di ricotta, simbolo di ingordigia e di desantificazione della religione “lava-cervello”.

A causa di questa scena considerata scabrosa e sconvolgente, La Ricotta è stato utilizzato come prova schiacciante per far sì che Pier Paolo Pasolini venisse condannato giuridicamente per vilipendio alla religione di Stato. Tale condanna, però, è stata la prova a sua volta schiacciante di come la politica e le masse non siano state in grado di reggere il duro messaggio che Pasolini voleva lanciare. Il crudo messaggio della religione che ha perso ogni valore, quel valore primordiale di onestà e di speranza, che ha deciso di riempire le menti degli individui e di sterilizzarle, di renderle passive, prive di ogni capacità di pensiero individuale, facendosi odiare per ciò. Ma era odiato perché testimone di una verità.

Pasolini / L’omologazione di massa

Uno dei motivi più eclatanti per cui Pasolini è conosciuto da gran parte del panorama culturale mondiale è il suo pensiero per quanto riguarda l’omologazione di massa. Il pensiero di come, seguendo lo stesso modello di propaganda adottato dal regime fascista nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia stesse manovrando come burattini le masse. Questo attraverso strumenti di massificazione e di propaganda al fine di generare un senso di sottomissione e di adulazione nei confronti del Potere, il Potere oppressore dei potenti.

Pasolini fa riferimento, in particolar modo, ad uno dei mezzi più narcotizzanti. Nonché uno dei più prodotti e diffusi nella seconda metà del XX secolo, presentatosi nei focolari delle famiglie borghesi e sottoproletarie di tutta l’Italia, ovvero la televisione. Non è un segreto che tutt’oggi la televisione sia considerata uno strumento statico, freddo. Che ipnotizza le masse propinando catene di pubblicità a go-go e programmi televisivi di dubbia qualità che rendono le menti sterili. Informazioni che Pasolini aveva registrato e segnato attraverso l’osservazione della realtà attorno a sé, quella degli anni ’50-’60. Aprendo gli occhi ad una realtà assopita, se non indifferente.

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Pasolini / La società dei consumi

Pasolini analizza l’individuo, il quale può essere catalogato in due differenti maniere. Da un lato colui che ama dominare (gli industriali). Dall’altro colui che ama consumare (l’uomo medio borghese italiano). Egli pone la radice del problema dell’omologazione di massa proprio in questa catalogazione. Essi sono, infatti, i protagonisti principali della triste società dei consumi, una società dove l’uomo è gratificato solo dall’edonismo materialistico e si trova in balia di eventi come l’acquistare una macchina, una televisione o un frigorifero di ultima generazione. Oramai l’uomo ha perso quei valori detti spirituali, quei valori che nutrono la mente e che la rendono ricca. Tale assenza di valori porta l’individuo a riempire l’anima di oggetti e materiali inutili, come uno sgabuzzino polveroso, abbandonato da tempo, manovrato dai potenti come una slot-machine attraverso una leva senza fine.

Consumo, consumo, consumo: questo è il problema dell’impoverimento dell’uomo, della sua sterilità culturale. Ciò è semplicemente una schiacciante verità che Pasolini ha messo in chiaro e che ha messo ancora in difficoltà gli industriali italiani. Una fra le tante categorie che vedeva l’intellettuale triestino come un enorme, pesante fastidio da levare di mezzo al più presto possibile. Avrebbe potuto svegliare bruscamente le masse dal lungo sonno della massificazione. Sonno di cui tali industriali si sarebbero potuti servire senza problemi per riempirsi tanto le tasche e (purtroppo) poco l’anima e il cuore.

Pasolini e Salò / La sessualità e le sue pulsioni

Nel contesto delle opere letterarie e cinematografiche pasoliniane uno dei temi più argomentati, nonché uno dei temi meno discussi nel contesto della società italiana, è il tema della sessualità. Tema carnale e fisico, reso nella forma più esplicita possibile. Argomento reso ancora più difficile da digerire, secondo molti, dall’omosessualità di Pasolini stesso (e ricordiamo che esplicitare un fatto del genere a quei tempi comportava molti, moltissimi rischi anche dal punto di vista della sicurezza personale nell’ambito politico o sociale).

Secondo Pasolini stesso la sessualità è stata limitata a lungo da alcuni vincoli come la religione stessa, la quale a suo dire considerava il sesso, gli impulsi, il desiderio dell’uomo come qualcosa di negativo cui resistere poiché impuro se non anormale. Qui Pasolini imprimerà la sua firma anticonformista con la sua ultima opera cinematografica, considerata come una fra le più scandalose del suo repertorio: parliamo di “Salòo conosciuto anche col titolo “Le 120 giornate di Sodoma“.

Pier Paolo Pasolini / Le 120 giornate di Sodoma

Il film presenta un quadro molto truce, crudo, dove vengono evidenziati gli aspetti più occultati del sesso in aggiunta a torture corporali, fra cui quelle sessuali. Ecco il Pasolini che affascina, che provoca, perché esso stesso sapeva che, toccando tale argomento, avrebbe sconvolto una buona fetta di pubblico. Il sesso, qui, non viene visto come un atto di riproduzione, di unione (come nel cattolicesimo che le esalta entrambe le dimensioni, se legate a un amore consacrato per la vita). Viene visto invece come un atto viscerale, impulsivo, animalesco. Dove ciò che comanda è il lato irrazionale dell’uomo, il lato nutrito dalla passione e dalle pulsioni sessuali. Perché quello che vuole ricordare Pasolini è che l’uomo, basato su un sistema di mente e corpo, psiche e carne, non può essere ridotto a un mero strumento di sfruttamento da parte di potenti, non può essere considerato un materiale, merce di scambio. Ma deve essere un individuo modellato sui principi della libertà, fra cui quella sessuale.

È inutile cercare di indossare maschere di opportunismo e di potere, di virilità e di machismo. L’uomo è vulnerabile, è un tripudio di sensazioni, di colori, di passioni, di fantasie che non può mantenere chiuse nell’anticamera del conservatorismo e del contegno, della razionalità. Devono essere sfogate, buttate fuori, poiché solo così l’uomo non verrà più riconosciuto come macchina, a mo’ di robot, ma come un essere libero, dotato di spontaneità.

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Pier Paolo Pasolini / Una perla italiana non considerata

Per ciò Pasolini è stato zittito con la violenza. O meglio, ad essere più precisi, la sua sessualità è stata uno dei possibili motivi della sua morte precoce. Avvenuta sul lungomare freddo color giallo spento di Ostia, poiché visto come anormale, come colui che poteva deviare le menti di giovani e adulti. Colui che avrebbe potuto rivelare verità molto scomode anche in ambito politico. Ad esempio aveva intuito i mandanti degli attentati di Brescia e Bologna e ciò avrebbe potuto mettere sotto una cattiva luce numerosi potenti di allora. Colui che, con uno stile realistico e crudo, avrebbe potuto mostrare l’effettiva realtà del panorama italiano: una realtà opprimente e chiusa di principi.

Perché è importante conoscere il personaggio di Pier Paolo Pasolini?

Dopo questo excursus sui concetti più importanti della figura di Pasolini la domanda che potrebbe sorgere è più che lecita. Perché Pasolini merita di essere conosciuto? Perché è importante concretizzare la sua figura in questi tempi, soprattutto nella cultura italiana? La risposta è semplice: perché visionari, intellettuali come Pier Paolo Pasolini sembrano non esistere più. Non ci potrebbe mai essere un individuo al di fuori degli schemi come lui. Non sappiamo se potrà mai spuntare una figura altrettanto brillantemente provocatoria. Seppur preso a schiaffi e sputi dalle masse, che spesso lo attorniavano e lo avrebbero percosso.

Ma soprattutto, è importante conoscere Pasolini per le cause della sua morte, ancora oggi non chiara e con molte lacune. Sarà stato per la sua visione sulla religione? Sulla sessualità? Sulla politica? O forse è stato semplicemente vittima del destino beffardo? Non sapremo mai, in fondo, la verità riguardo questo delitto. Ma necessitiamo di ricordare che la spiaggia di Ostia, il 2 novembre del 1975, è stata macchiata del sangue di un uomo concreto, dotato di senso critico e scomodo a molti. Era odiato da molti. Ma era odiato perché aveva detto la verità.

Rosetta Finocchiaro

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