Premio Cutuli, focus sugli inviati in aree di crisi

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Santa Venerina. Premio Internazionale di Giornalismo “Maria Grazia Cutuli”: giornalisti a confronto sul ruolo dell’inviato nelle zone a rischio del mondo

Nell’ambito del Premio internazionale di giornalismo “Maria Grazia Cutuli”, si è svolto nella Casa del Vendemmiatore di Santa Venerina un talk show, condotto da Nino Milazzo, già vice direttore del “Corriere della Sera”, e da Antonio Ferrari, inviato “storico” dello stesso giornale in Medio Oriente. Vi hanno partecipato i quattro giornalisti sequestrati durante gli scontri in Libia l’agosto scorso e risultati vincitori del Premio per la stampa italiana: Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del “Corriere della Sera”, Claudio Monici di “Avvenire” e Domenico Quirico del quotidiano “La Stampa”. Vincitore per gli emergenti siciliani, il fotoreporter free lance Fabrizio Villa, che ha raccontato con il suo obiettivo storie non facili in Africa o a Lampedusa o  documentato persino un convento di clausura. E’ stata ascoltata anche la vincitrice per la stampa estera Angela Rodicio, della televisione spagnola, sempre in prima linea nelle aree di conflitto. Infine è intervenuto Khaled Madi Allawi, uno dei maggiori esperti di islamistica, algerino di origine, professore di sociologia  nell’Università di Trieste ed editorialista de “Il Sole 24 ore”,  attento osservatore dei fatti e degli sconvolgimenti nel Magreb e in tutto il Medio Oriente.

Un’interessante conversazione si è concentrata, poi,  su quello che Enzo Biagi indicava come il compito principale del giornalista:  testimoniare.  Quirico ha sottolineato  come il viaggio dell’inviato oggi è sempre più raro nei quotidiani e ha, tra l’altro, sviluppato il concetto che  per l’inviato il viaggio non è come quello del turista. Ha concluso, prendendo spunto dalla tragica fine di Maria Grazia Cutuli in Afganistan e anche dalla morte dell’autista in Libia, con una domanda inquietante, che è il senso del mestiere di inviato, ovvero se una vita umana vale quelle 20 righe in più che si possono scrivere affrontando i gravi rischi che si corrono per la vita propria e altrui, dove ci sono in corso conflitti armati. Monici si è soffermato sulla figura dell’inviato che nel giornalismo di oggi sta scomparendo sottolineando come quelli che vanno nelle zone a rischio sono quasi tutti free-lance non garantiti di assicurazione e di stipendio.

Milazzo, a questo punto, ha messo in rilievo come il vero giornalismo oggi in Italia venga sopraffatto dal pettegolezzo (gossip) e dalla cronaca nera sia in televisione che sulla carta stampata.. La Rosaspina ha ricordato come l’inviato una volta, quando per comunicare c’erano solo i gettoni telefonici, trovava sostegno e riceveva consigli in redazione, invece adesso nell’era dei telefonini non riceve nemmeno risposta. Ha poi raccontato in dettaglio la tragica avventura vissuta in Libia. Infine, Sarcina ha  affrontato la difficoltà a relazionarsi con la “cupola” redazionale che  talora esclude un confronto  riservando di fatto le scelte delle notizie e delle impostazioni del grande quotidiano ad una ristretta cerchia.  In conclusione Milazzo ha comunicato che i quattro giornalisti hanno deciso di devolvere la somma del premio alla famiglia dell’autista ucciso.

Giovanni Vecchio

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