Ricordo / L’ultimo saluto ad Acicatena all’amico Giovannino Rapidà

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Giovannino Rapidà

Mario Patanè e Pippo Valenti ricordano l’amico prof. Giovannino Rapidà con parole semplici e affettuose che riportiamo.

“Si sono svolti ieri nella chiesa di San Nicolò, ad Aci Catena, i funerali di Giovanni Rapidà, avvocato ed insegnante, per diversi anni, al Liceo Gulli e Pennisi di Acireale.
Con Giovannino, mi legava un’amicizia risalente alla nostra infanzia e che, soprattutto negli ultimi anni, si è notevolmente rinsaldata.

Da diversi mesi, particolarmente colpito dalla prematura scomparsa della moglie, stava male e i nostri incontri si erano quasi del tutto diradati.  Ho appreso della sua scomparsa, domenica mattina, dalla figlia Nicoletta che, nel suo profilo di Facebook, con dolcissime parole lo ha salutato, comunicandolo agli amici.

Il prof.Giovanni Rapidà

Mi piace qui ricordarlo per le nostre giornate trascorse a Solicchiata, nella sua piccola vigna, dove, da novello Cincinnato, amava recarsi, tutte le volte che i suoi impegni glielo consentivano, invitando, in diverse occasioni, anche altri amici: mons. Gaetano Nicolosi e Peppino Cavallaro, scomparsi da qualche anno, Turi Pavone (tutte le volte che ritornava da Birmingham), Carmelo Lombardo. E, soprattutto Pippo Valenti, al quale ho comunicato subito la notizia della sua dipartita.

E Pippo, ieri mattina, mi ha inviato il suo ricordo, che allego a queste mie parole, chiedendomi di leggerlo in chiesa, al termine del funerale. Ne ho dato una copia ai figli Nicoletta, Angelo e Sebastiano. E ho chiesto di farlo a Mario Vasta, un altro amico di Giovannino, non avendo la forza di leggerlo.

Mi piace salutarlo, come ho fatto in passato sulle pagine della “Voce dell’Jonio”, in occasione della scomparsa di un altro nostro amico, Turi Bella, con le parole che Giovanni Verga mette in bocca a Mastro don Gesualdo quando si rivolge alla figlia Isabella: Ti ho voluto bene, anch’io, quanto ho potuto, come ho potuto.  Ciao Giovannino!”

                                                                                                                 Mario Patanè

Il ricordo di Pippo Valenti

“Giovannino, Giovannino, caro Giovannino ci hai lasciati ubbidiente al richiamo intimo del nostro Creatore. Tu sei ormai in cielo oltre le nubi mentre il Signore ti ha accolto tra le Sue braccia e tra la Sua luce abbacinante che rende gli uomini buoni dei santi sulla terra.

Non possiamo di certo fare a meno della parola di Dio e della Sua forza per accettare  tutto ciò che capita sulla terra e perciò restare sereni dinanzi alla morte come l’avvicinarsi dell’uomo al proprio Creatore alla fine del percorso terreno.

Hai ascoltato la parola di Dio Onnipotente durante la  stupenda avventura sulla terra .
Ne sei stato testimone credibile che calamita a Dio e si distribuisce verso gli altri.
La tua morte caro amico Giovannino tocca e dilata il cuore e s’imprime nei ricordi totali che risiedono nell’anima.

Lasci una famiglia cristiana: Sebastiano, Nicoletta, Angelo che dopo la morte della mamma continueranno da soli con le proprie forze, sentimenti, insegnamenti morali tutto quanto hanno appreso in silenzio educativo sia da te sia dalla adorata mamma.

Ci  conosciamo, siamo stati insieme nei giochi, nello studio, oserei affermare nella professione, se pur diversa, sin dalla nostra infanzia avvalorata dalla vicinanza di abitazione.
Studiammo a S. Maria la Stella, a Pezzagni, alla Cubisia, in mezzo ai campi sotto il riverbero del sole, con lo scopo d’essere prossimamente dei professionisti validi e stimati con la forza della  parola mite, con la tolleranza e disponibilità che rinnova il giuramento di
fratellanza e di spinta religiosa cristiana.

Tu sei, Giovannino, d’ora in avanti lassù, resterai nei nostri cuori e nelle nostre anime per gli insegnamenti che non conoscono oblio. Per noi saranno guida che risana i cuori mentre appiana i percorsi.
Non ti dimenticheremo, Giovannino mentre ci impegneremo a venire a trovarti nel camposanto di S. Lucia per una preghiera e per chiederti di nuovo un consiglio e sorridere insieme come facevamo quando, a Solicchiata preparavi il pranzo locale: il macco con le fave fresche.
Tu resti amico, quindi sincero, nonché affezionato e disponibile.
Ci troveremo tutti riuniti ancora oltre le nubi carichi di pace stavolta”.

Pippo  Valenti – Vicenza

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