Violenza sulle donne / Effetti e cause nella riflessione di Giuseppe Savagnone

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La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.

Il 25 novembre si celebra  nel mondo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una ricorrenza istituita dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.

contro la violenza sulle donne

Riflessione / Giuseppe Savagnone: Violenza sulle donne

Forse mai come in occasione del brutale assassinio di Giulia Cecchettin da parte del suo ex fidanzato, Filippo Turetta, l’opinione pubblica italiana era stata così profondamente scossa dal tragico ripetersi dei cosiddetti “femminicidi”. Intendendo con questo termine «una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna proprio perché donna (…) in un contesto sociale che permette e avalla la violenza degli uomini contro le donne» (D. Russell, Feminicide).

In riferimento più specifico al dramma dei femminicidi, la «cultura del patriarcato» sarebbe caratterizzata da una «mascolinità tossica». Porta gli uomini a pretendere il controllo delle donne con cui hanno un legame affettivo, mantenendole in uno stato di totale subordinazione e reagendo ad ogni loro tentativo di indipendenza con inaudita violenza. Precisando che di questo veleno sono sottilmente pervase le stesse donne, a cominciare dalle madri che lo alimentano e lo giustificano nei loro figli maschi, e a finire con le mogli e le compagne, spesso portate a giustificare e a coprire gli abusi, fisici e psicologici.

Contro la «cultura de patriarcato» non basta fare cortei e manifestazioni di protesta, come quelli che si sono moltiplicati e sono stati programmati in tutta l’Italia dopo l’uccisione di Giulia. Bisogna cambiare la mentalità. Perciò governo e opposizione si sono trovati d’accordo nella prospettiva di introdurre una sistematica educazione all’affettività nelle scuole. C’è da chiedersi, se il fenomeno dei femminicidi dipenda davvero dalla «cultura patriarcale» o non sia piuttosto, al contrario, la conseguenza del suo dissolversi.

Quello che si verifica oggi nella violenza sulle donne non è tanto la loro sottomissione a meccanismi collettivi di potere gestiti dagli uomini in funzione del gruppo, quanto piuttosto lo sfogo di una radicale insicurezza e frustrazione individuale del maschio. Maschio ormai esposto dalla emancipazione femminile alla vittoriosa concorrenza che le donne sono sempre più in grado di svolgere in tutti i campi. A dispetto dei frequenti riferimenti polemici dei commentatori al medioevo, quella con cui oggi dobbiamo fare i conti non è la logica medievale. Bensì una logica neocapitalista del mercato, non a caso ancora più diffusa in Germania e in Olanda che non da noi.

Violenza sulle donne / L’importante caso di Giulia Cecchettin

Sui giornali si è a lungo dibattuto, in questi giorni, se Filippo Turetta sia un bravo ragazzo che è diventato un mostro o un mostro che si è sempre fatto credere un bravo ragazzo. Probabilmente è solo una persona che non ha mai scoperto l’amore come dono di sé e ha vissuto il suo rapporto con la propria fidanzata come il naufrago lo ha con la tavola a cui si aggrappa per non annegare. Per superare questo, evidentemente, i cortei e le manifestazioni possono avere effetti molto limitati.  Servirebbe, se mai, una seria riflessione su ciò che intendiamo quando, oggi, parliamo di questo sentimento. Ma è più facile protestare che pensare.

E anche l’introduzione dell’educazione all’affettività nelle scuole rischia di fare la fine di quella sessuale, ridotta alla fine all’istruzione sull’uso degli anticoncezionali, se non avremo il coraggio di rimettere in discussione, piuttosto che i “mostri” evidenziati dalla cronaca, il nostro modo di pensare e noi stessi. 116 donne sono state uccise nel 2020, 119 nel 2021, 126 nel 2022, 106 fino ad oggi nel 2023. Se sei vittima di violenze e/o stalking chiama il 1522, attivo gratuitamente 24 ore su 24. Oppure il 112, il numero unico per le emergenze. In caso di pericolo immediato o di violenza subita rivolgiti alle Forze dell’Ordine, al Pronto Soccorso o al Centro Antiviolenza più vicino a te.

Giuseppe SavagnoneGiuseppe Savagnone, scrittore ed editorialista, responsabile del sito della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo, www.tuttavia.eu, da cui è tratto l’articolo.

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