Riflessione / La cultura dello scarto

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Al numero 22 della Lettera Enciclica Laudato Sii”, Papa Francesco, affronta una problematica, purtroppo imperante, dei nostri giorni, ovvero la cultura dello scarto. Il Pontefice denuncia come tale cultura  “colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”. E’ veramente triste constatare tutto ciò, soprattutto in ordine alle relazioni umane, su cui vorrei brevemente soffermarmi.

Eduardo Galeano scrive: “Gli oggetti sono fatti per essere usati, le persone sono fatte per essere amate. Il mondo va male perché si usano le persone e si amano gli oggetti”.
Quante volte, queste amare parole le abbiamo sperimentate nella nostra vita. E’ bastato poco perché da amici si diventasse distanti o  indifferenti; da colleghi che costituivano un team, a rivali competitivi. Dall’essere considerati per il proprio ruolo, all’essere relegati ai margini appena ottenuto ciò che si sperava ottenere.

Gli esempi, potrebbero continuare ad oltranza, in base all’esperienza personale di ciascuno. La constatazione del sentirsi “usato” e poi “scartato” è veramente una delle esperienze più deludenti delle relazioni umane.
Da questa cultura, purtroppo, nessuno è esente, nemmeno quanti amiamo definirci cristiani. Scrive, saggiamente, Alberto Maggi: “Se la Chiesa Cattolica … avesse impiegato le sue forze per annunciare il messaggio di Gesù, forse la società oggi sarebbe un poco più civile e meno barbara, più generosa e meno egoista”.Laudato sii

E, invece, ci ritroviamo in una società de-umanizzata, che tende sempre più alla logica del profitto, a discapito delle relazioni umane. Abbiamo insistito su tante problematiche, dalla ossessione della sessualità alle esigenze amministrative per detenere il potere, e abbiamo dimenticato il nucleo centrale del messaggio evangelico di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati (Gv 15,12). “Questa ‘cultura dello scarto ’ tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare … (Papa Francesco).

Occorre restituire all’uomo la sua centralità. Dobbiamo imparare ad essere umani, a rispettare i sentimenti e le diversità di ognuno. Ad usare meno parole milleflue e languide per accattivarci la simpatia degli altri e guardare ogni persona nello specifico, senza usarla a proprio piacimento. Dobbiamo restituire all’uomo il suo primato, senza abbassare mai lo sguardo, fissandolo negli occhi e amarlo per ciò che è. Senza logiche di mercato o atteggiamenti part time.

Ce lo ha ricordato Papa Francesco nel bellissimo discorso alla Chiesa italiana tenuto a Firenze: “Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4), chiede ancora san Paolo. Dunque, più che il disinteresse, dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo, per favore, di «rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 49)” (10.11.2015).

Don Roberto Strano

 

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