Società alla deriva / Il barbone bruciato vivo a Palermo segno di un profondo malessere. Manca l’attenzione necessaria

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 Non è solo il fattaccio che ci impressiona : è stato bruciato vivo il clochard a Palermo ormai lontano dalla propria famiglia; ma questo insano

Mons. Lorefice, arcivescovo di Palermo, ha definito l’omicidio “un atto scellerato”!

gesto ci ricorda una delle  sempre più numerose esortazioni di Papa Francesco che colpisce il nostro animo, che ci indica, che ci sprona, che ci invita attraverso il dialogo a vincere la paura dell’altro ed a costruire ponti di vera comunicazione (Vaticano, incontro con Telefono Amico Italia, 11 marzo 2017, per i 50 anni di attività).

 Ascoltare l’altro è indispensabile, ci indica il Vescovo di Roma, in un mondo anomalo, quasi senza scrupoli, dove nelle nostre grandi città siamo dei numeri e nei nostri paesi siamo ormai isolati; dove cresce in maniera molto abbondante la solitudine, lo smarrimento, l’indifferenza è necessario abbattere i muri delle incomprensioni, cercando di rendere il mondo un luogo migliore e più accogliente per tutti : orma è crisi sociale, è crisi della famiglia e della morale, soprattutto cristiana e civile!

Quello che colpisce la famiglia è la perdita del senso della vita, la quasi disintegrazione sociale, la povertà, i nuovi poveri, l’educazione, la giustizia sociale, quella istituzionale, insomma un complesso di “circostanze” che determinano lo sfaldamento della istituzione famiglia, citate in breve .

Ancora una volta dobbiamo ribadire che la famiglia è intesa “ come società naturale fondata sul matrimonio” (art.29 della Costituzione), come società originaria le cui basi non derivano dallo Stato, ma si sono sviluppate attraverso un processo millenario.

I “padri” della nostra Costituzione hanno riconosciuto, giustamente, la parità giuridica e morale dei coniugi, abolendo la supremazia del marito con la riforma del Diritto di Famiglia del 1975 , così “ i coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare (art.144 del Codice Civile), mentre con legge 1 dicembre 1970 n. 898 è stato introdotto il divorzio .

 Perdita del senso della vita nel non ascoltare l’altro è una crescente prevalenza dell’individualismo, del relativismo anche dell’essere umano, che comporta la rottura dei vincoli socio-familiari, dove dilagano sostanze stupefacenti che in virtù dei loro effetti malefici infirmano il sistema nervoso centrale e causano menti psicologicamente labili, specie in famiglia ed ora tra i giovani, tendenze che comportano importanti interrogativi di tematiche anche sociali.

 Assistiamo all’affermarsi del fenomeno della frammentarietà del sapere e proprio per questo spesso è vana la ricerca di quello che “non pochi si chiedono se abbia ancora senso porsi una domanda sul senso” (punto 81 Capitolo VII Lettera Enciclica “Fides et Ratio” dell’ormai Santo Giovanni Paolo II).
Osserviamo con profonda preoccupazione anche il costo sociale d’ogni “cosa”, del sovrappopolamento delle carceri, una carenza di sistemi educativi, un crescente numero di divorzi, una notevole formazione di coppie di fatto, una società che nega la specificità del matrimonio tra uomo e donna, che non protegge la vita da una crescente delinquenza e violenza causate anche dalla disoccupazione, dalla precarietà dei servizi sanitari, specie quelli ospedalieri, una crescente forma di eutanasia, l’aggressività tra consanguinei, una miriade di fatti che rendono la vita una corsa ad ostacoli, che incidono fortemente nelle periferie della grandi città, come sovente “grida” Papa Francesco.

Abbiamo una società senza bambini, una società alla sbaraglio che non protegge la vita, perché come ha detto Madre Teresa di Calcutta “nel mondo occidentale, dove la gente sembra più ricca, vi è una fame più intensa ed una povertà interiore più grande di quella che si riscontra nelle viuzze di Calcutta” .

 Cosa possiamo proporre ai politici in questa Torre di Babele, in questa esosa burocrazia ?

 Che inizino un responsabile dialogo nella trattazione della materia sociale e non chiacchiere, che possano rendere giustizia, rendere stabilità nell’ordine pubblico, nelle trattazioni delle necessità della gente che qui non possiamo elencare, ma che mancano per rendere equità, dove il dialogo è sommerso dalla indifferenza, dove regna sovrana la solitudine, dove l’uomo viene bruciato vivo segno della malvagità umana!

E con le parole sagge del Santo Giovanni Paolo II “Andiamo avanti con speranza”.

 Felice Previte

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