Società / Un processo culturale lungo e complesso per contenere la violenza sulle donne

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Mi pare che, ultimamente,  i fatti di cronaca, legati alle violenze sulle donne, sono tanti e tali, così vicini e simili, da pensare ad un reato di “ ordinaria follia”. Invece,  non è così.
Un dato certo è che la società si è abbrutita, incattivita, incancrenita su un egoismo disumano, che ci permette di leggere, ormai come cronaca ordinaria, fatti e circostanze che umiliano la dignità del corpo e dell’anima, infliggendo ferite non solo sulla carne : “Sono profondamente sconvolta come donna, ma anche tanto come professionista. Direi quasi umiliata”. Lo ha detto  la dottoressa della guardia medica di Trecastagni, nel Catanese, rimasta in ostaggio di un paziente che l’ha aggredita, abusando di lei.
E quale riflessione sulla sedicenne di Specchia Noemi Durini, scomparsa da casa e ritrovata cadavere, l’autopsia rivelerà il modo barbaro in cui è stata uccisa, considerato che il fidanzato diciassettenne  ha confesso il delitto.
Ci si chiede , dove sono le agenzie di socializzazione , la scuola, le associazioni, la parrocchia,  che con il loro intervento culturale e umano, avrebbero dovuto dare a questi giovani, le linee guida sul rispetto e sull’alterità !!!!!
Quale commento, sull’agghiacciante ‘vendetta trasversale’ nei confronti di Nicolina Pacini, 15 anni, uccisa dall’ex della mamma.
E ancora, il branco violento,  quattro ragazzi a Rimini,  prima hanno violentato in spiaggia una turista polacca sotto gli occhi del compagno, poi un transessuale, e ancora, la turista a Roma, la vicenda di Milano ecc. ecc.
Tutti hanno agito con disumana violenza nel disprezzo della dignità dell’essere umano .
La violenza contro le donne rappresenta il crimine più diffuso nel mondo.
E’ necessario il riconoscimento di una sua dimensione  politica e sociale, oltre che individuale, che dia il via ad un processo culturale molto lungo e complesso, rivolto alla modifica dei rapporti di forza e di potere tra i sessi, e alla trasformazione di quegli stereotipi atavici che, ancor oggi, impediscono un’autentica parità di diritti tra uomo e donna.
Tale fenomeno è socialmente trasversale e interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di sesso, età, religione e razza, le relazioni affettive improntate sulla violenza, si trasmettono da una generazione all’altra, creando uomini incapaci di esprimere emozioni;  allora, bisogna fermarsi e interrogarsi: perché la società oggi è cosi intrisa di disprezzo, di violenza  e di non rispetto verso l’altro?

Margherita Ferro

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