Solidarietà / Ostello Marsigliese, l’esempio di Francesco Pulvirenti per i più fragili

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Ostello marsigliese Francesco Pulvirenti

Quella dell’Ostello Marsigliese è una storia esemplare cui si lega l’impegno profuso in vita da Francesco Pulvirenti (nella foto) per i più fragili. Durante il lockdown di marzo 2021, a Marsiglia, la mano di questo giovane acese ha rappresentato la luce per il buio più oscuro della vita dei più fragili. Volontario, aveva passato anni in giro per il mondo, ma nell’occasione rimane bloccato in Francia dalla pandemia. La necessità di dare un contribuito reale alle donne e ai bambini più bisognosi lo spinge, insieme ad un collettivo di sette associazioni e il sostegno del comune marsigliese, a riqualificare un vecchio ostello abbandonato.

Ostello Marsigliese: l’esempio di Francesco Pulvirenti per i più fragili

Si tratta di una scommessa di vita per chi una vita non ce l’ha davvero. Parliamo di bisognosi, rifugiati, vittime di violenze di ogni genere. Persone che chiedono di soggiornare nell’ostello. Senza alcun tipo di richiesta di denaro, l’ostello rappresenta l’unica salvezza reale e disponibile per chi, come loro, ha davvero bisogno. Senza chiedere nulla in cambio, trovano accoglienza tra le braccia di educatori e volontari. Questi si prendono cura delle donne e dei bambini che chiedono aiuto a chi si offre di aiutarli.

Auberge Marseillaise: una casa e una famiglia per i più vulnerabili 

L’Auberge Marseillaise non è solamente un ex ostello della gioventù ma un rifugio, una
casa e una famiglia per le attuali 81 persone che vi vivono. Per l’esattezza, 43 donne e 38 bambini tra 0 e 14 anni. Donne e bambini in difficoltà, vulnerabili, di qualsiasi etnia, con o senza permesso di soggiorno, vittime di violenze, accolte da educatori come avrebbe voluto lo stesso Francesco che hanno per loro creato un luogo di pace e armonia, ma soprattutto un mezzo tramite il quale poter essere reintrodotti in società.

L’ostello oltre ai beni di prima necessità e a un tetto sulla testa, offre ai rifugiati l’accesso alla scuola, occasioni di divertimento per i più piccoli, controlli sanitari di ogni tipo. Ma anche l’accompagnamento al diritto di soggiorno, il seguito di procedure giuridiche, l’accesso alla casa, alla scolarizzazione e alla formazione professionale. L’ostello è ciò che di più vicino ad una famiglia gli ospiti hanno. L’accesso a qualsiasi zona dell’ostello è garantito senza alcun tipo di controllo: chiunque dei rifugiati può accedere alle cucine per esempio e mangiare e cucinare in tranquillità. Esiste una sorta di libertà che spesso nei rifugi non è presente. Tra gli ospiti dell’ostello, 15 persone sono state già reintrodotte in società e hanno lasciato il luogo che per anni li aveva cullati e aiutati in visione, però, di un futuro migliore.

Francesco Pulvirenti

Ostello Marsigliese / La famiglia di Francesco Pulvirenti e la raccolta fondi

Di Francesco, venuto a mancare circa due mesi fa, rimane il ricordo vivido in ogni persona portata in salvo. Era un uomo sempre sorridente, che sapeva ascoltare i bisogni e le storie di chiunque entrasse all’ostello. Ciccio”, così veniva chiamato, era un bravo educatore, confidente e per alcuni un amico e uno zio. Si teneva sempre disponibile per chi aveva più bisogno, anche fuori dagli orari di lavoro era sempre a disposizione per accompagnare i bambini a scuola o nel gioco, per aiutare le donne nelle procedure di richiesta d’asilo. Per far si che il lavoro di Francesco non venga dimenticato, il padre Salvatore, la sorella Chiara Pulvirenti e gli amici di Ciccio hanno dato vita ad una raccolta fondi telematica.

Chiunque, con una donazione, può contribuire ad aiutare l’associazione con sede a Marsiglia. La raccolta fondi ha raggiunto già 3 mila euro, ma per far sì che l’ostello marsigliese continui a vivere c’è bisogno di ulteriori donazioni. Nel ricordo di Francesco, la famiglia Pulvirenti chiede che il lavoro di Ciccio non sia vano ma venga sempre curato e portato avanti. Ognuno di noi può fare la differenza anche solo donando ciò che può. Basta un piccolo contributo per un futuro migliore per donne e bambini che non possono altrimenti permetterselo. Aiutare chi ha veramente bisogno è probabilmente il più bel modo di arricchire l’anima e farla gioire nel vedere gli altri felici. Come Francesco ha fatto, in spirito di solidarietà.

Martina Grosso

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