Unione Europea / Storia dell’Euro: 32 anni di parametri di Maastricht

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EURO parametri maastricht

Il 7 febbraio 1992, con il Trattato di Maastricht, vennero fissati e firmati i criteri che gli Stati dell’Unione europea dovevano soddisfare per poter aderire all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea (UEM), poi denominati “Parametri di Maastricht”. Questi sono stati oggetto di dibattito e critiche nel corso degli anni e alcuni ritengono che dovrebbero essere rivisti per adattarsi alle nuove sfide economiche e finanziarie dei paesi europei. 

Unione Europea / I parametri di Maastricht e l’entrata in vigore dell’euro 

A Maastricht si deliberò che il processo di entrata in vigore dell’Euro, la moneta unica,  sarebbe stato composto da due fasi: una transitoria dove, accanto a essa, sarebbero circolate anche le diverse monete in quel momento in uso nei singoli Stati e una seconda in cui essa avrebbe infine sostituito le valute nazionali. Per passare a tale fase, ciascun Paese avrebbe inoltre dovuto rispettare i cinque criteri di convergenza:  

  1. Il deficit pubblico di un paese non deve superare il 3% del suo prodotto interno lordo (PIL). In altre parole, il bilancio dello stato non può essere in deficit oltre questa soglia.
  2. Il debito pubblico di un paese non deve superare il 60% del suo PIL.
  3. I tassi di interesse a lungo termine di un paese non  devono superare di più di 2 punti percentuali quelli dei tre paesi membri dell’UE con i tassi  di interesse più bassi.  
  4. I paesi devono partecipare al Sistema Monetario Europeo (SME) per almeno 2 anni senza svalutare la loro valuta rispetto all’euro. 
  5. I paesi devono dimostrare una stabilità nei loro tassi di cambio rispetto all’euro per almeno 2 anni prima di adoperarlo.

Quando arrivò il momento di adottare l’euro, però, l’UE ammise anche gli stati i cui  parametri potevano, potenzialmente, rientrare nel medio periodo all’interno dei criteri  stabiliti dal Trattato. Ad esempio, l’Italia e il Belgio furono ammessi anche in presenza di un rapporto debito/PIL superiore al 60%. Fra i paesi che avevano chiesto l’adesione alla  moneta unica sin dal suo esordio, la Grecia era l’unica che non rispettava nessuno dei  parametri di Maastricht. Eppure, anche lei vi rientrò dopo due anni. 

Euro / Gli Stati dell’Unione Europea rispettano i parametri di Maastricht?

bandiera unione europea

Come si può notare, i parametri di Maastricht prevedono due limiti principali che i paesi  dell’Ue non possono superare. Si tratta del 60% nel rapporto tra debito e PIL e del 3% in  quello tra deficit e PIL. Non tutti i paesi europei, però, sono riusciti a mantenere con costanza questi parametri.

Dal 2009 al 2020, ad esempio, la Germania ha rispettato il criterio del 3% 9 volte su 12; l’Italia 8; la Spagna 3; la Francia, addirittura, solamente in un’occasione. Riguardo questo specifico parametro, in vetta troviamo solo Estonia, Finlandia, Lussemburgo e Svezia, che hanno rispettato il parametro 11 volte su 12. Per quanto riguarda il criterio del 60%, dal 1999 al 2020, Austria, Grecia e Italia sono gli unici tre paesi a non aver mai centrato l’obiettivo. Seguono Francia e Germania che hanno soddisfatto il criterio rispettivamente 2 e 4 volte su 21. 

Le diverse economie dei singoli Stati 

A trent’anni dall’effettiva entrata in vigore del trattato di Maastricht (1 novembre 1993), l’economia dell’Unione vale quasi 17 mila miliardi di euro. L’Unione Europea, infatti, è la terza potenza economica su scala globale, rappresentando un sesto del commercio internazionale. Stilando una classifica che prenda in considerazione il PIL, troveremo in prima posizione la Germania che, nel 2022, ha rappresentato il 24,3% dell’intera economia europea. A seguire, la Francia che ne ha garantito il 16,7%. A chiudere il podio c’è l’Italia che ha rappresentato il 12% dell’intera economia europea. I paesi che meno contribuiscono all’economia dell’Unione sono, invece, Malta, Cipro ed Estonia. 

32 anni dopo, alcune conclusioni in ottica moderna e futura

Non è in dubbio che i parametri di Maastricht siano stati un punto di riferimento per  l’integrazione economica europea. Ad oggi, però, la loro applicazione incontra ostacoli significativi. Le economie degli stati membri dell’UE mostrano una varietà di situazioni fiscali e di bilancio,  spesso divergenti dai criteri stabiliti. Questa realtà sottolinea la necessità di un dialogo continuo e di un approccio che possa accomodare le diverse realtà nazionali, perseguendo gli obiettivi comuni di stabilità e sviluppo. 

Edoardo Re

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