Consumi / Basta un click per i “meal kit”. Dall’altra sponda dell’Atlantico il modo di consumare il cibo che piace tanto ai millennials

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Qualità stellare e cibo spazzatura. Cura maniacale del particolare e produzione dozzinale. Nell’agroalimentare ormai si trova di tutto.

Quasi che questo settore fosse area di sperimentazione delle innovazioni più spinte non solo in campo produttivo e tecnico, ma anche in quello della trasformazione e del consumo.

Moda e sostentamento. Grande spolvero di costume e spesa nei negozi sottocosto. Prodotti di nicchia e commodities cioè produzioni globali. L’alimentare è tutto questo insieme. Comparto affascinante, ma nel quale muoversi con grande cautela.

L’ultimo esempio – che deve fare pensare -, non arriva dalle campagne italiane ma dall’altra sponda dell’Atlantico. Si tratta dei meal kit (ossia i kit pacchetti completi per il pasto). Acquisti in un colpo solo tutto quello che ti serve per un pasto, in una confezione unica, comoda, portatile, veloce, pulita. È quello che piace – pare -, ai giovani millennials statunitensi e anche alla più recente X Generation.

Si tratta di qualcosa che, stando agli osservatori del mercato, sta rivoluzionando il sistema di distribuzione del canale dei prodotti freschi, sia nella grande distribuzione organizzata che nelle vendite online. Prodotti da comprare a scatola chiusa, con un alto valore aggiunto.

I numeri parlano chiaro. Secondo un rapporto Nielsen, nel 2017 il 9% dei consumatori (10,5 milioni di famiglie) ha acquistato, negli ultimi sei mesi, un kit completo per il pasto (il 6% lo ha fatto online) generando un fatturato complessivo di circa 155 milioni di dollari (con una crescita pari al 26% rispetto al 2016).

Certo, quella dei meal kit viene giudicata ancora come una nicchia di mercato. Ma la tendenza è segnata: in alcuni ambiti di consumo, sempre di più nel mercato agroalimentare si tende ad acquistare tempo oltre che cibo.

Il mercato Usa non è certo quello europeo e tanto meno quello italiano.

Ma si può stare certi che i meal kit prima o poi arriveranno anche alla grande qui da noi. Anche tenendo conto della diversità profonda delle abitudini alimentari.

E la qualità? E il controllo sulla genuinità dei prodotti? E il gusto? Si tratta di domande più che legittime, ma che probabilmente hanno risposta solo in alcuni mercati e non in altri. Ma che è necessario comunque porsi perché vanno di pari passo con la necessità di assicurare livelli di salubrità degli alimenti ai quali in Italia e in Europa si sta molto attenti.

Condizionati dal prevalere di una oppure di un’altra abitudine alimentare, sono poi i destini di intere modalità produttive, di trasformazione e di vendita. Per capire basta pensare all’evoluzione – in Italia -, dei canali di vendita agroalimentare.

A fare la parte del leone sono le forme di vendita legate alla grande distribuzione organizzata, che basano il successo sul servizio, sul risparmio e sulla facilità d’acquisto. Ma il mercato agroalimentare non si esaurisce qui.

Dall’altro lato resistono infatti i punti di vendita tradizionali, forti dell’affezione del consumatore, e dall’altro ancora – secondo Coldiretti per esempio -, sta dilagando l’abitudine di fare acquisti anche sul web.

Secondo una recente nota di questa organizzazione agricola a “frenare il commercio al dettaglio tradizionale sono gli acquisti online con più di 43 milioni di italiani che usano internet con un aumento del 10% nell’ultimo anno e quasi 7 consumatori su 10 che hanno visitato un negozio on line”. Proprio quello del cibo, almeno in Italia e per ora, pare però essere un mercato in controtendenza.

“Per il cibo – viene spiegato proprio da Coldiretti -, si registra una polarizzazione nei comportamenti di acquisto con un numero crescente di consumatori che privilegia il rapporto diretto con i produttori come dimostra il successo dei mercati di vendita diretta degli agricoltori dove hanno fatto la spesa almeno una volta al mese 30 milioni di italiani nel 2017 secondo i dati Coldiretti/Ixe’”. Tutto senza contare le più o meno vaste nicchie di mercato legate ai ì via. prodotti salutistici, al benessere, alle diete e così via.

Rimane il dato di fondo. L’agroalimentare è davvero un vasto settore nel quale può accadere di tutto e dove vale una regola sola: maneggiare con cautela.

Andrea Zaghi

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