La domenica del Papa / La capacità di ascolto. “Una virtù umana e cristiana che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”

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Se il fare misericordia appartiene all’esperienza del credente, è l’agire misericordioso e compassionevole 268x169x000_Par7645990-268x169.jpg.pagespeed.ic.owuXXZqouidel samaritano, come abbiamo visto domenica scorsa, c’è un altro verbo fondamentale che Luca ci presenta nel suo Vangelo: ascoltare; ascoltare la parola di Dio. “Nella capacità dell’ascolto – afferma Papa Francesco all’Angelus – c’è la radice della pace”. È interessante notare come Luca, nel suo Vangelo, metta l’ascolto della Parola al centro tra il fare misericordia e pregare, ne parleremo la prossima domenica. Come dire che nella vita del cristiano, l’ascolto alimenta le altre due opere, anzi sarebbero prive di senso come un agire che rischia di scadere nella mera filantropia o un pregare fatto di parole messe in fila l’una dopo l’altra, senza un vero, autentico dialogo con il Signore. Luca sembra fare riferimento ai detti dei Padri tramandati dal Talmud, dove si legge che il mondo poggia su tre colonne: lo studio della Torah, il culto e le opere di misericordia.
Nel suo camminare verso la città di Gerusalemme, Gesù trova ospitalità presso dei suoi amici. Luca mette in evidenza le due sorelle, Marta e Maria, e lascia un po’ in ombra, nel racconto, il fratello Lazzaro. Siamo a Betania, e viene accolto in una casa dove gli è offerto cibo e alloggio, come capiterà spesso, soprattutto nella settimana prima della passione. Ecco un altro atteggiamento importante nella vita del credente: l’accoglienza, l’ospitalità.
Nella casa di Betania, Marta è, probabilmente, delle due la più anziana e, dunque, si mette all’opera per accogliere al meglio l’ospite: “Era tutta presa dalle cose da preparare”, leggiamo. È lei che si fa avanti, ma poi lo lascia, quasi si dimentica della sua presenza. “L’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato”, ricorda Francesco all’Angelus. L’ospite, aggiunge il Papa, “va accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia”. Marta lo tratta come fosse un “ospite di pietra”.
Deve farci riflettere, invece, quanto fa Luca, che mette in primo piano Maria di Betania, una donna, che compie, nel sedersi ai piedi del maestro, l’atto proprio del discepolo, cioè l’ascolto: è come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole; mentre Marta si muove indaffarata. Il tempo dell’ascolto non sostituisce il tempo del servire. Luca, in sostanza, pone l’accento sul primato della parola di Dio ascoltata e predicata. Anche qui c’è un rimando alla tradizione rabbinica che affermava: la tua casa sia un luogo di riunione per i sapienti, attaccati alla polvere dei loro piedi e bevi assetato le loro parole. Un atto che però era destinato agli uomini, non alle donne. Maria, nel racconto di Luca, compie un gesto non usuale, anche coraggioso. E la risposta che Gesù offre a Marta, quando chiede al Maestro di richiamare la sorella perché anch’essa si prodighi nell’accoglienza dell’ospite, è eloquente: “Marta, Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Gesù interviene e non rimprovera Marta, ripete due volte il suo nome in segno di affetto, ma le offre un modo diverso di vedere le cose. Ciò che il Signore corregge è la preoccupazione di lasciarsi trascinare più dagli impegni, dall’agitazione che impedisce l’ascolto e l’accoglienza vera.
Francesco, all’Angelus, sposta l’attenzione ai giorni nostri per dire che l’ospitalità, una delle opere di misericordia, è virtù umana e cristiana, “che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”. Si moltiplicano le case di ricovero e gli ospizi, si dà vita “a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo”. Anche nelle nostre case spesso manca l’ascolto, l’accoglienza, perché siamo “presi, con frenesia, da tanti problemi – alcuni dei quali non importanti – che manchiamo della capacità di ascolto. Siamo indaffarati continuamente e così non abbiamo tempo per ascoltare”. La richiesta di Francesco: “Imparare ad ascoltare e di dedicarvi più tempo”.

Fabio Zavattaro

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