Giovani e lavoro / I Neet tra dati allarmanti e grandi opportunità in Sicilia

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Il fenomeno dei giovani Neet dilaga, sempre di più sono i giovani non impegnati nel lavoro o nell’istruzione, specialmente nelle realtà meridionali come quella siciliana. Continuiamo erroneamente però a dire che non vi sono opportunità, che non vi sono prospettive future nella nostra isola. Una narrativa errata, fuorviante, in parte ormai infondata. Quali potrebbero essere invece le occasioni che il nostro territorio ci offre per combattere questo fenomeno? Partiamo innanzitutto dai dati.

I numeri per comprendere meglio il fenomeno

Con “Neet” intendiamo il fenomeno della disoccupazione di massa tra i giovani, infatti è l’acronimo di “Not in Education, Employment or Training”, con cui si indicano dunque tutti quei giovani che non continuano il loro percorso di istruzione e non lavorano. I dati siciliani sono allarmanti: secondo i dati ISTAT, il 36,3% dei giovani tra i 15 e 24 anni nel 2020 rientra nella categoria dei Neet. Nel 2020 la percentuale era del 37,5%: dunque il fenomeno sta lentamente rientrando nonostante le difficoltà dovute alla pandemia e alla guerra.

Le dinamiche problematiche in atto

Molteplici sono i fattori che spingono i giovani Neet a non continuare gli studi o a lavorare. Importante è il ruolo delle famiglie: i giovani Neet sono infatti prevalentemente provenienti da famiglie con un basso livello di istruzione o con genitori disoccupati. Un impatto fondamentale ce l’ha il fatto che le scuole non formano a sufficienza i giovani per entrare nel mondo del lavoro. Ai giovani alle prime esperienze, viene però troppo frequentemente richiesto di lavorare in condizioni di sfruttamento. Ciò non consente ai ragazzi di avere le risorse per realizzarsi ma questo vale anche, purtroppo, per coloro che hanno concluso anche gli studi universitari.

Le opportunità del nostro territorio per il futuro

Innanzitutto le istituzioni devono promuovere maggiore educazione alla cultura, quindi devono intervenire offrendo delle opportunità per fare rientrare questi dati allarmanti. Un esempio è stata l’iniziativa “No more Neet”, portata avanti dallo scorso governo Musumeci in Sicilia. L’obiettivo era quello di avviare percorsi formativi destinati soprattutto ai giovani in situazione di disagio socio-economico o che sono a rischio di dispersione scolastica, supportando anche le minoranze. In questo modo si spingeranno i giovani a non abbandonare la scuola e saranno aiutati ad inserirsi nel mondo del lavoro. Ma non basta.

Nuovi posti di lavoro grazie alle nuove tecnologie

Grande importanza hanno tutti quei posti di lavoro che sono nati grazie alle nuove tecnologie. La nostra regione, per esempio, ha iniziato un percorso di grande prospettiva nel settore dell’informatica. Tutto il settore legato a sistemi informativi, cybersicurezza, sistemi gestionali e linguaggi software garantirà solo nell’isola, stime aziendali alla mano, decine di migliaia di posti di lavoro. Un esempio è l’iniziativa Hack Your Talent, dell’azienda Ricca IT. Ha coinvolto gli studenti ragusani di quarto e quinto superiore in progetti relativi all’informatica che hanno elaborato e presentato nella sede dell’azienda, facendo un’importante esperienza lavorativa e formandosi per il loro futuro.

Numerosi bandi per i giovani in molteplici settori 

Per i giovani meno avvezzi con dispositivi elettronici e pc, grandi opportunità si aprono in questo momento maturando competenze giuridiche e socio-politiche in virtù di numerosi bandi pubblici. Quest’anno la Sicilia ha presentato oltre 10 mila progetti da finanziare anche con i fondi del Pnrr, gran parte di essi si concentrano proprio sul settore pubblico, che va svecchiato e che deve essere reso più efficiente per non sprecare i fondi futuri e sfruttarli al massimo. Infine, grandi opportunità arrivano dall’innovazione legata all’agricoltura: numerosi gli incentivi e i bandi UE in questi senso che transiteranno anche nella nostra regione per favorire occupazione giovanile. Il futuro non è oscuro, anzi: forse non ha mai offerto tante opportunità. Ma è necessario rimboccarsi le maniche, non abbattersi e sperare anche in un decisivo cambio di passo di istituzioni politiche e didattiche.

Martina Fidelio

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