Mondo / Dalla tregua a Gaza la soluzione del conflitto tra Israele e Palestina?

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I ricorrenti conflitti armati tra Israele e Palestina, chiamano a discolpa – ma anche in raccolta – l’ intera comunità mondiale.
Si possono, infatti, negare la tolleranza e l’ assuefazione dell’opinione pubblica mondiale alle diverse crisi belliche scoppiate in passato,  con  bombardamenti e  stragi di civili, e centinaia di morti, anche tra i bambini ?
Anche in quest’ ultimo conflitto abbiamo assistito a nuove vittime sui due fronti  e, nel corso di undici, terrificanti giorni di scontri, sono avvenuti attacchi con bombardamenti da entrambe le parti. Tutto questo prima che la mediazione egiziana potesse infine farsi strada e raggiungere le condizioni tanto desiderate per attuare il cessate il fuoco.

Israele-Palestina: i due Stati o un solo Stato confederato ? 

L’ esplosivo problema, che si trascina ormai sin dalla costituzione dello Stato d’Israele nel 1948, di due Stati diversi oppure di uno Stato confederato, nella regione, lascia permanere l’urgente necessità che venga subito intrapresa la via della riconciliazione.

La riconciliazione deve collocarsi attraverso la soluzione della questione sociale palestinese. Infatti, come si può pensare che il popolo palestinese, in tutte le sue componenti, non possa e non debba aspirare ad ottenere una condizione generale di vita simile a quella di qualunque nazione industrializzata? Senza dover soggiacere a condizioni di vita carenti per povertà, fame, sottosviluppo, carenze idriche, igieniche e sanitarie ?

Necessario raggiungere la convivenza tra le comunità israeliane e palestinesi    

La stabile convivenza tra le due comunità, non è un sogno irraggiungibile. Infatti, esse già convivono di fatto per ragioni di lavoro. Ogni giorno vi sono scambi di lavoratori che si recano dall’una all’altra zona e viceversa, per motivi retributivi. Perché allora combattersi, con ondate di guerra, tanto aspre ? È mai possibile che non si possa aspirare ad una composizione diplomatica di qualsiasi contrasto ?

È opinione generale che le inimicizie tra persone comuni, come pure tra soggetti internazionali ( Nazioni, ovvero componenti stesse delle Nazioni ) non siano ritenute perenni e tendano invece ad esaurirsi, col decorso del tempo. Salvo che gli antagonismi, naturalmente, non trovino alimento per qualche motivo.

Eliminare gli antagonismi   

Ovviamente s’impone la cessazione dell’ alimentazione dei traffici di armi, diretti ad entrambe le parti.  Ragionando dal lato della componente spirituale, presente in ciascun uomo, ( ne cives ad arma ruant ). E considerando anche il lato materiale, cioè la cura sociale della condizione del popolo palestinese. A questo aspetto, ha fatto pure riferimento, infatti, il PD statunitense con la sua componente di sinistra, rappresentata, tra gli altri, dal senatore Bernie Sanders.

Disarmare gli animi

Le componenti più estremiste ed oltranziste delle due parti, palestinese ed israeliana ( destra israeliana ed Hamas palestinese ) soffiano gli uni sul fuoco delle incomprensioni degli altri.
E alimentano vicendevolmente conflitti, rivendicazioni, nostalgie e soprattutto passioni. Tutto questo fa inorridire qualunque persona di buon senso ed è un fatto profondamente sbagliato e che, soprattutto, non porterà mai ad una vera Pace.Israele

Ristabilire il dialogo

Tutti devono dialogare con tutti. Il dialogo deve essere privo di pregiudizi e precondizioni. D’ altra parte, come è evidente, Hamas, in assenza della comunità internazionale, ha curato e cura – come può – le condizioni di vita a Gaza. Di questo, si deve tenere conto. E neppure il governo israeliano può immaginare di rafforzare la propria posizione politica interna, con bombardamenti cruenti. Fatto, quest’ultimo, che è tecnicamente impossibile, in ogni caso, annoverare tra le cosiddette “ azioni chirurgiche “.

Conflitto Israele- Palestina: conclusioni

La Comunità mondiale ha tutti gli strumenti giuridici, affinché, l’ONU e le altre Organizzazioni internazionali, possano promuovere la pace, non disgiunte però dalla giustizia sociale.
Si tratta di una zona del Mondo, attraversata da contrasti ed antagonismi tra etnie diverse e da contrapposizioni religiose e da mai sopite rivendicazioni territoriali.
Le Organizzazioni supernazionali possono promuovere l’intervento ad ampio raggio, a condizione che vi sia, naturalmente, la volontà politica per portare a termine tale impegno, tanto delicato ed importante.

Ancora insufficienti gli accordi in Medio Oriente

A tal riguardo, occorre annotare che i principali accordi stipulati in Medio Oriente, fino ad oggi, con l’ intermediazione di ben tre Presidenti americani, Carter nel 1978 con Begin e al – Sadat ( Accordi di Camp David ), Clinton nel 1993 con Rabin ed Arafat (Accordi di Oslo) e Donald Trump, da ultimo, nel 2020, pur importanti e basilari per la pacificazione raggiunta nella regione, si sono però dimostrati alla resa dei fatti, ancora insufficienti ed incompleti.
Carenti di quella giustizia sociale, tanto reclamata dall’intero popolo palestinese.https://www.vdj.it/alcuni-dubbi-sullimpeachment-digitale-di-trump/

Il sacrosanto principio della democrazia parlamentare, secondo cui nessuno deve restare indietro, lasciato abbandonato al suo destino, vale, a maggior ragione, per il più ampio e complesso scacchiere medio – orientale.

                                             Sebastiano Catalano

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