Lettera a La Voce / Randazzo: “Zona rossa giusta, ma anche strana”

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Ho letto con interesse il servizio sulla “zona rossa” di Randazzo per contrastare la diffusione della pandemia da coronavirus e mi è venuto spontaneo scrivere questa lettera per smentirlo, in parte, e aggiungere qualche elemento ricavato dall’esperienza personale e dall’osservazione diretta.

Intanto, Randazzo è una strana zona rossa, perché da questa, propriamente detta, non si entra e non si esce, se non per comprovate esigenze.  Qui non è così. Io sono entrato e uscito e nessuno ha detto né ha chiesto niente, come una pattuglia dell’esercito nella quale mi sono imbattuto.

I negozi sono tutti aperti. I titolari? Seduti “supra ‘u pisolu ru negozio a parrari” senza osservare la distanza interpersonale. Quindi, mi chiedo come è articolata questa zona rossa. L’elicottero? Si, l’ho visto volteggiare qualche giorno fa. Infatti, me ne chiedevo il senso (forse per ricordare ai cittadini di osservare le regole?). In auto si entra e si esce da Randazzo.

Il giornalista, nel servizio citato, ha presentato le opinioni sulla cosiddetta zona rossa tutte da una parte. Ma, come per ogni cosa, è ovvio che il paese sia diviso in due: c’è chi ritiene sia giusto avere istituito a Randazzo la zona rossa e chi no. A mio parere, chi non l’accetta non fa altro che sottovalutare i contagi.  La realtà è che i contagi ci sono e, a mio avviso, se il presidente della Regione non avesse preso questa decisione, chissà quanti altri sarebbero stati infettati dal “Covid 19”.

(lettera firmata)

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